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17 aprile 2008

Autostrada Pedemontana ed elezioni.
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L'affermazione della Lega e della destra in generale alle elezioni appena trascorse è un sintomo di che cosa?
Molti commentatori se lo chiedono e sui giornali impazza il day after.

Le ragioni dello spostamento del voto dei ceti 'popolari' verso destra sono complesse, ci sono vari fattori, tra cui la delusione verso la politica del governo Prodi che non ha portato ai lavoratori e alle loro famiglie maggiore benessere e libertà, ma semmai più povertà. Già molti faticano ad arrivare a fine mese, aumento dei generi alimentari, benzina, gasolio, bollette, ecc..
L'insicurezza del posto di lavoro nelle imprese di fronte alla concorenza della globalizzazione è galoppante, e porta a sintomi di ansia sociale, paura dello straniero...
In ogni caso Dal Molin, Tav, grandi opere erano all'ordine del giorno del programma governativo fino al momento della caduta.

E con il nuovo governo, cosa cambia? Sicuramente una delle prime notizie dopo i primi risultati elettorali è stata il rialzo delle azioni collegate alle industrie del cemento. Già questo dovrebbe farci riflettere.
Il nuovo premier ci ha già assicurato che Tav, Ponte di Messina e 'grandi opere' sono in arrivo a tappeto, almeno secondo i loro piani, quelli delle lobby che li hanno sostenuti. I politici locali come la Dal Lago hanno già annunciato che saranno iniziati i lavori della Pedemontana al più presto.

Infrastutture costose, devastanti, inutili sono in arrivo sulla testa delle popolazioni, le quali forse in parte sperano che questi progetti portino lavoro e sicurezza economica. Questo non è affatto certo, mentre è certo che devasteranno l'ambiente. Come mai in Baviera o in Francia il territorio è stato salvato e lo sviluppo c'è lo stesso? Dopo i capannoni e le villettopoli avremo il Veneto delle autostradopoli? Come mai le nostre vallate che sono così ben difese (a parole) dai nostri campioni leghisti, vengono sacrificate al benessere di altre zone?

Dobbiamo combattere le false illusioni. Non arriverà nessun 'mago' dall'alto che sia Veltroni o Berlusconi o Bossi, Di Pietro o chi altro a toglierci dai 'guai'. Solo i cittadini e i movimenti sociali che si organizzano dal basso, a partire dai territori, possono portare dei cambiamenti credibili, intaccare le rendite e i privilegi, fondare un nuovo modello di sviluppo, incidere sulle scelte produttive in modo da tutelare gli interessi, il reddito, il potere di tutti e non dei 'pochi'. Dobbiamo avere il coraggio di noi stessi, il coraggio di contrastare con il pensiero e con l'azione la 'grande opera' di devastazione.
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17 aprile 2008

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