Viviamo in un mondo in cui la grandezza dimensionale è assurta a sinonimo di bellezza e modernità, mentre il futuro viene concepito esclusivamente come una ricerca spasmodica di crescita e sviluppo, da realizzarsi attraverso la creazione di Grandi Opere infrastrutturali che vengono finanziate con il denaro dei cittadini, senza averli neppure mai interpellati.
In Cina è da poco terminata la costruzione della diga delle Tre Gole che sbarra il passo del fiume Yangtze, un mostro di cemento costato 21 miliardi di euro, alto 185 metri e lungo 2,5 km, il riempimento del cui invaso, lungo 600 km, ha già causato l’abbattimento di 75 città e 1.500 villaggi, condannando all’esodo forzato oltre 1,2 milioni di persone.
L’Eurotunnel che corre sotto la Manica per collegare Parigi con Londra è costato 15 miliardi di euro. La società che lo gestisce in 12 anni non è mai riuscita a chiudere una sola volta il bilancio in attivo, ha accumulato un debito di oltre 9 miliardi di euro ed i 741.000 investitori privati che finanziarono l’opera hanno ormai perduto il 90% del proprio capitale.
Il Mose è un progetto faraonico dal costo previsto di 4,3 miliardi di euro volto a difendere Venezia dal fenomeno delle acque alte. Stravolgerà in maniera irreversibile gli equilibri dell’intero ecosistema lagunare ma non servirà a nulla, se non a rimpinguare le tasche del Consorzio Venezia Nuova che lo costruisce.
Il deposito per le scorie nucleari di Yucca Mountain costerà più di 60 miliardi di dollari e metterà a rischio la vita di 1,4 milioni di persone. Negli oltre 80 km di tunnel scavati a 300 metri di profondità saranno stivate 77.000 tonnellate di scorie altamente radioattive provenienti da oltre 100 reattori sparsi in ogni angolo degli Stati Uniti, con l’obiettivo di garantirne la sicurezza per 10.000 anni, ma una parte del mondo scientifico pensa che non vadano seppellite e che non saranno affatto al sicuro.
Il TAV in Italia è costituito da 1000 km d’infrastrutture ferroviarie che costeranno circa 90 miliardi di euro interamente a carico dei contribuenti. La sua costruzione ha devastato l’integrità dei territori, non risolverà i problemi dei pendolari e non proporrà benefici in termini ecologici, ma sono già in cantiere progetti per altri 1000 km o forse più.
L’oleodotto BTC trasporterà il greggio per 1.770 km dal Mar Caspio fino al Mediterraneo orientale e avrà una capacità pari al 7% dell’intero flusso di petrolio mondiale. Economicamente la sua costruzione non avrebbe avuto senso, ma strategicamente è indispensabile per le ambizioni d’indipendenza energetica degli Stati Uniti e d’Israele.
Il Megainceneritore del Gerbido verrà costruito in un’area già oggi pesantemente inquinata ai confini della città di Torino, avrà camini alti 120 metri, dissiperà oltre 1 milione di metri cubi di acqua l’anno e sorgerà a meno di 2 km dall’ospedale San Luigi di Orbassano specializzato in pneumologia.
La Stazione Spaziale Internazionale (ISS), peserà 426 tonnellate, ospiterà 7 laboratori, la sua cubatura abitabile sarà di 1330 m³ e costerà intorno ai 100 miliardi di dollari pur garantendo una vita operativa di soli 10 anni.
I motori delle grandi navi da crociera di ultima generazione producono una potenza che sarebbe sufficiente ad alimentare una città di 200.000 abitanti.
Al largo di Dubai si sta completando la creazione di un arcipelago composto da 300 isole artificiali, mentre in città accanto alle spiagge assolate con una temperatura di oltre 40 gradi sorge Sky Dubai dove in un’atmosfera da pieno inverno si può sciare e sorseggiare vino speziato sulle poltroncine del St. Moritz Cafè.
La costruzione delle grandi opere arricchisce a dismisura i grandi potentati finanziari ed industriali ma non produce alcun benessere per le popolazioni che sono chiamate a finanziarle. Al contrario sia la condizione economica che la qualità di vita dell’uomo stanno regredendo di pari passo con il depauperamento delle risorse economiche, energetiche ed ambientali che la costruzione delle Grandi Opere impone.
Attraverso un meccanismo di plagio che fa leva sulle debolezze umane i manipolatori sono riusciti nell’intento di rendere l’individuo “felice” di essere oggetto stesso della loro manipolazione, costringendolo a diventare complice entusiasta di un “progresso” che in realtà si rivela funzionale solamente ai loro interessi, ma si tratta di vera felicità?
La crescita e lo sviluppo si stanno rivelando incapaci di generare benessere e qualità della vita, le famiglie s’impoveriscono, le prospettive occupazionali si riducono, l’ambiente diventa sempre più asfittico e degradato, l’insicurezza dilaga, l’umanità appare sempre più disumanizzata, ridotta al ruolo di tubo digerente della megamacchina consumista.
Molte persone stanno iniziando a domandarsi se sia davvero questo il modo migliore di vivere sul pianeta. La prospettiva di una società della decrescita rappresenta il terminale logico per tutti coloro che hanno iniziato ad accumulare nuove conoscenze, maturando un diverso grado di consapevolezza che li conduce alla ricerca di un’alternativa praticabile nell’immediato. Occorre applicare una riduzione di scala, una cultura di empatia con l’ambiente e la natura, una riscoperta della comunità, del senso del limite e delle proporzioni, limitare l’ingerenza dell’economia nella società, perseguendo l’autoproduzione di beni e servizi ed occorre farlo fin da subito iniziando ad impegnarsi in prima persona.
Grandi Opere. Le alternative ci sono! - intervista a Marco Cedolin (pdf)
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Sotto la neve pane. Sotto il cemento fame!