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09 aprile 2010

Mega inquinamento nell'Ovest Vicentino

Depuratore di Montebello- 65 informazioni di garanzia
L'INCHIESTA. Clamoroso colpo di scena nell'indagine della magistratura di Vicenza sulla gestione dell'impianto

Oltre ai vertici di Medio-Chiampo coinvolti 20 imprenditori, l'ex assessore regionale Conta e sei ex consiglieri di palazzo Balbi
09/04/2010 dal Giornale di Vicenza

Montebello. Un ciclone giudiziario inatteso per le proporzioni. Investe non solo la vecchia gestione del consorzio Medio-Chiampo e del depuratore di Montebello, ma coinvolge anche politici regionali di maggioranza e opposizione, e un nutrito numero di imprenditori perché con le loro aziende avrebbero smaltito rifiuti liquidi in assenza di autorizzazione. La chiusura delle indagini preliminari porta in dote a 65 persone l'avviso di garanzia perché avrebbero avuto un ruolo nella inefficiente amministrazione dell'impianto con gravi ripercussioni ambientali. Ad accusarli è il pm Angela Barbaglio, attuale procuratore aggiunto di Verona, che è stata la firmataria delle "informazioni" che in teoria preannunciano il processo. La notifica è avvenuta soltanto ieri perché il procuratore Ivano Nelson Salvarani ha atteso lo svolgimento delle elezioni regionali per non creare una turbativa perché molti indagati erano in corsa per la rielezione.
POLITICI E REATI. Le accuse, che dovranno tutte essere verificate, ipotizzano a vario titolo il traffico illecito di rifiuti, il falso, la truffa per avere ingannato l'Arpav e l'abuso d'ufficio per i pubblici ufficiali. La novità di rilievo è che oltre ai vertici del consorzio in carica fino al 2008 come Lino Zerbato e Piergiorgio Rigon, rischiano il giudizio anche l'ex assessore regionale all'Ambiente Giancarlo Conta e i componenti della settima commissione regionale Maurizio Conte, Giuseppe Berlato Sella, Andrea Astolfi, Elisabetta Gardini, Roberto Ciambetti e Giuliana Fontanella. Conta perché propose l'adozione della deroga del 2005 ai limiti per lo scarico in acque superficiali di cloruri e solfati, mentre i consiglieri regionali dell'epoca perché diedero il loro parere favorevole vincolante per il via libera della Giunta Galan. È facile immaginare quale sia uno degli argomenti della loro difesa. Cioè che si sono fidati da un lato del parere positivo della commissione tecnica regionale e dei consulenti esterni, mentre dall'altro lato che senza quella deroga le imprese del distretto allacciate non avrebbero potuto continuare a scaricare nel depuratore di Montebello e questo avrebbe comportato pesanti ricadute occupazionali. Anche se, per contro, questo avrebbe avuto ricadute negative ambientali nel Veronese. Tra gli "avvisati" anche l'ex sindaco di Arzignano Gianfranco Signorin come presidente del consorzio Arica (aziende riunite collettore acque dei depuratori Montebello, Arzignano, Trissino, Montecchio Maggiore e Lonigo), il dirigente regionale del servizio idrico integrato Fabio Strazzabosco, i componenti della commissione tecnica regionale ambiente e i consulenti esterni, tra i quali l'attuale sindaco di Lonigo Giuseppe Boschetto. Indagata anche la dirigente provinciale Maria Pia Ferretti per avere autorizzato lo scarico del collettore Arica nel rio Acquetta secondo i limiti della delibera regionale.
SETTE PAGINE. L'avviso che è stato recapitato agli indagati e agli avv. Lucio Zarantonello, Marco Dal Ben, Novelio Furin, Giovanni Manfredini, Mauro Meneghini, Francesco Pasquino, Francesco Rucco e Angelo Merlin si compone di sette pagine nelle quali il pm Barbaglio ha elencato le accuse. Esse iniziano con l'ipotetico inquinamento di sostanze pericolose come olii minerali, zinco, ferro e azoto nitroso che non sarebbero state filtrate dal depuratore di Montebello gestito dalla Elidra Multiutility all'epoca amministrata da Franco Tarocco. Si parla di percolato contaminato da olii minerali e fenoli della discarica 2B della Medio Chiampo e di rifiuti che provenivano dalla Sice spa. Sotto accusa anche le zincherie Galvit snc e Zincrom srl. I vertici del consorzio sono accusati anche di avere consentito il trasporto al depuratore a opera della Storato snc e Pellizzari spa di rifiuti pericolosi liquidi pari a 1057 tonnellate nel 2005 e 9730 nel 2004 consentendo «un ingente profitto dal mancato costo dovuto al corretto smaltimento di detti rifiuti pericolosi».
TRUFFE. La procura ipotizza che vertici di Medio-Chiampo e della ditta Elidra Multiutility Lino Zerbato, Piergiorgio Rigon, Luigi Culpo, Giorgio Bronzi, Davide Zannato, Stefano Paccanaro, Stefania Malesan e Tiziana Piras avrebbero ingannato i tecnici dell'Arpav addetti al rispetto dei parametri di legge e dell'autorizzazione provinciale imposti al depuratore. In questo modo le aziende allacciate hanno avuto il vantaggio di scaricare quantità superiori di reflui industriali rispetto a quelli autorizzati e di inquinare. Almeno secondo il pm Barbaglio che chiama in causa oltre a Zincrom e Galvit, anche I.N.U. srl, Assocogen (fallita), Ceresato Gioielli, Montebello srl, Gi.Erre srl, Zolin Luciano, Agno Chiampo Ambiente srl e gli autolavaggi Carbognin, Nicoletti, Zordan, Urbani e Perlati.
CARTE DISTRUTTE. Tra le persone indagate anche Gianna Tasson, moglie del tecnico Paccanaro, che in qualità di impiegata di Elidra avrebbe distrutto le schede di lavoro giornaliere sequestrate il 12 maggio 2006 relative agli autisti e artigiani che lavorarono per la ditta dal 2002 al 2005 per impedire a polizia stradale, Guardia di Finanza e Arpav di comprendere la portata di taluni illeciti commessi dai vertici di Medio Chiampo spa ed Elidra. Ora i 65 indagati nell'arco di qualche settimana potranno farsi interrogare e produrre memorie, poi la procura deciderà chi eventualmente prosciogliere e chi mandare a processo.

Ivano Tolettin

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