Scritto da Francesco Casoni
giovedì 15 aprile 2010
Una delle innumerevoli foto bucoliche del portfolio di Luca Zaia ritrae l’ex ministro dell’Agricoltura immerso fino alle ginocchia in un campo di grano. Alle sue spalle svettano un grigio cavalcavia e i fili di una linea ferroviaria. E’ il paesaggio rurale veneto, costellato di infrastrutture, capannoni e impianti industriali, frutto di quindici anni di governo Galan.
Se qualcuno pensava che l’arrivo di Luca Zaia a capo di Palazzo Balbi fosse un segnale di svolta, rispetto a tre lustri di devastazione del territorio, dovrà ricredersi. Mentre Giancarlo Galan è in viaggio verso altri lidi, a Venezia rimane saldamente al potere uno dei suoi uomini chiave, Renato Chisso, nominato a tempo di record assessore regionale alla Mobilità, Infrastrutture e Legge Speciale. Il terzo mandato all’uomo che regge le fila delle «grandi opere» venete, dall’alta velocità alle nuove autostrade, conferma la piena continuità con l’era Galan.
Nato politicamente socialista, ai tempi d’oro di Gianni De Michelis, Renato Chisso entra in politica nel 1990, come assessore comunale a Venezia. Ma la sua fortuna inizierà dopo l’ingresso in Forza Italia e l’approdo al consiglio regionale, nel 1995, e poi nella seconda giunta Galan, come assessore ai Trasporti. Una poltrona a cui Chisso rimarrà attaccato come l’edera, venendo riconfermato nel terzo governo Galan, stavolta anche con la delega alle Infrastrutture.
E arriviamo alle ultime elezioni regionali, che vedono di nuovo Chisso «promosso» con quasi 22 mila voti e pronto ad entrare per la terza volta nella squadra di governo del Veneto. Il suo sito elettorale mette in chiaro le priorità del sempiterno assessore: grandi opere, sostegno all’economia (cioè alle imprese) e sanità d’eccellenza, sul modello del nuovo ospedale di Mestre, ossia del project financing, commistione tra pubblico e privato. E’ il «sistema degli appalti» che fonda da sempre il potere di Galan, con ondate di cemento e asfalto, capannoni e ciminiere, nonché con una progressiva privatizzazione dei servizi sanitari. Una delle ultime decisioni della giunta uscente è stato il via libera, con l’astensione dei leghisti, al nuovo ospedale di Padova, un affare da 1.700 milioni di euro, realizzato ovviamente in project financing. Il nodo è proprio nel rapporto tra l’ente e un certo numero di imprese, che gestiscono praticamente tutte le grandi opere.
Una tra tutte la Mantovani, che racimola appalti: dal gasdotto del terminal Edison di Porto Viro al futuro terminal merci di Porto Levante, sempre in Polesine, fino al nuovo inceneritore per rifiuti industriali nel veneziano. Si parla già dell’impresa padovana anche per la riconversione a carbone della centrale Enel di Porto Tolle e addirittura per l’impianto nucleare che il governo potrebbe sorgere a Chioggia. Un classico corto circuito tra pubblico privato è il caso della linea ferroviaria Venezia-Adria, oggetto di un celebre articolo di Repubblica, a firma di Antonello Caporale. Se ne occupa Sistemi Territoriali, braccio operativo della Regione, che riceve decine di milioni di euro dalla società Veneto Sviluppo, guidata da Irene Gemmo.
Sistemi Territoriali a sua volta appalta i lavori ad alcune imprese e, guarda caso, tra queste spunta la Gemmo Spa, la cui vicepresidente ovviamente è Irene Gemmo. I cortocircuiti paiono tutt’altro che involontari. Ad esempio, Silvano Vernizzi, altro uomo chiave del governo Galan-Chisso, è al contempo a capo della Commissione Via, commissario della pedemontana e amministratore delegato di Veneto
Strade, insomma controllore e controllato nella stessa persona.
La conferma di Chisso da parte di Zaia lancia un chiaro segnale. Lo colgono i Comitati della Riviera del Brenta: «Un segno di inequivocabile continuità con il sistema degli appalti voluto dalla giunta Galan-Chisso - scrivono - I propositi elettorali sbandierati dalla Lega in difesa del territorio si infrangono subito sugli scogli della spartizione delle poltrone e del business degli appalti. Non aver cambiato il titolare di uno degli assessorati più importanti come le Infrastrutture, significa riconoscere in toto quel piano devastante fatto di autostrade e di giganteschi insediamenti che mira a stravolgere il territorio dell’intera Regione. A gioire la saranno invece le imprese che con la giunta Chisso-Galan hanno già fatto incetta di appalti, prime tra tutte Gemmo Holding, Mantovani e FIP Group, Impregilo, Adria Infrastrutture». A opporsi al sistema è la miriade di comitati cittadini, non certo il centrosinistra, che quando non tace, lo elogia apertamente.
Si dice che Zaia abbia accettato Chisso malvolentieri. Vero o no, la situazione non muta. Anzi, propositi come quello di volere introdurre il voto di fiducia in consiglio regionale, fanno prevedere che la nuova giunta sarà perfino più determinata della precedente nel mantenere in vita i meccanismi consolidati. Di Chisso verrebbe da dire «un uomo per tutte le stagioni». Peccato che in Veneto la stagione sia la stessa da sempre.
Se qualcuno pensava che l’arrivo di Luca Zaia a capo di Palazzo Balbi fosse un segnale di svolta, rispetto a tre lustri di devastazione del territorio, dovrà ricredersi. Mentre Giancarlo Galan è in viaggio verso altri lidi, a Venezia rimane saldamente al potere uno dei suoi uomini chiave, Renato Chisso, nominato a tempo di record assessore regionale alla Mobilità, Infrastrutture e Legge Speciale. Il terzo mandato all’uomo che regge le fila delle «grandi opere» venete, dall’alta velocità alle nuove autostrade, conferma la piena continuità con l’era Galan.
Nato politicamente socialista, ai tempi d’oro di Gianni De Michelis, Renato Chisso entra in politica nel 1990, come assessore comunale a Venezia. Ma la sua fortuna inizierà dopo l’ingresso in Forza Italia e l’approdo al consiglio regionale, nel 1995, e poi nella seconda giunta Galan, come assessore ai Trasporti. Una poltrona a cui Chisso rimarrà attaccato come l’edera, venendo riconfermato nel terzo governo Galan, stavolta anche con la delega alle Infrastrutture.
E arriviamo alle ultime elezioni regionali, che vedono di nuovo Chisso «promosso» con quasi 22 mila voti e pronto ad entrare per la terza volta nella squadra di governo del Veneto. Il suo sito elettorale mette in chiaro le priorità del sempiterno assessore: grandi opere, sostegno all’economia (cioè alle imprese) e sanità d’eccellenza, sul modello del nuovo ospedale di Mestre, ossia del project financing, commistione tra pubblico e privato. E’ il «sistema degli appalti» che fonda da sempre il potere di Galan, con ondate di cemento e asfalto, capannoni e ciminiere, nonché con una progressiva privatizzazione dei servizi sanitari. Una delle ultime decisioni della giunta uscente è stato il via libera, con l’astensione dei leghisti, al nuovo ospedale di Padova, un affare da 1.700 milioni di euro, realizzato ovviamente in project financing. Il nodo è proprio nel rapporto tra l’ente e un certo numero di imprese, che gestiscono praticamente tutte le grandi opere.
Una tra tutte la Mantovani, che racimola appalti: dal gasdotto del terminal Edison di Porto Viro al futuro terminal merci di Porto Levante, sempre in Polesine, fino al nuovo inceneritore per rifiuti industriali nel veneziano. Si parla già dell’impresa padovana anche per la riconversione a carbone della centrale Enel di Porto Tolle e addirittura per l’impianto nucleare che il governo potrebbe sorgere a Chioggia. Un classico corto circuito tra pubblico privato è il caso della linea ferroviaria Venezia-Adria, oggetto di un celebre articolo di Repubblica, a firma di Antonello Caporale. Se ne occupa Sistemi Territoriali, braccio operativo della Regione, che riceve decine di milioni di euro dalla società Veneto Sviluppo, guidata da Irene Gemmo.
Sistemi Territoriali a sua volta appalta i lavori ad alcune imprese e, guarda caso, tra queste spunta la Gemmo Spa, la cui vicepresidente ovviamente è Irene Gemmo. I cortocircuiti paiono tutt’altro che involontari. Ad esempio, Silvano Vernizzi, altro uomo chiave del governo Galan-Chisso, è al contempo a capo della Commissione Via, commissario della pedemontana e amministratore delegato di Veneto
Strade, insomma controllore e controllato nella stessa persona.
La conferma di Chisso da parte di Zaia lancia un chiaro segnale. Lo colgono i Comitati della Riviera del Brenta: «Un segno di inequivocabile continuità con il sistema degli appalti voluto dalla giunta Galan-Chisso - scrivono - I propositi elettorali sbandierati dalla Lega in difesa del territorio si infrangono subito sugli scogli della spartizione delle poltrone e del business degli appalti. Non aver cambiato il titolare di uno degli assessorati più importanti come le Infrastrutture, significa riconoscere in toto quel piano devastante fatto di autostrade e di giganteschi insediamenti che mira a stravolgere il territorio dell’intera Regione. A gioire la saranno invece le imprese che con la giunta Chisso-Galan hanno già fatto incetta di appalti, prime tra tutte Gemmo Holding, Mantovani e FIP Group, Impregilo, Adria Infrastrutture». A opporsi al sistema è la miriade di comitati cittadini, non certo il centrosinistra, che quando non tace, lo elogia apertamente.
Si dice che Zaia abbia accettato Chisso malvolentieri. Vero o no, la situazione non muta. Anzi, propositi come quello di volere introdurre il voto di fiducia in consiglio regionale, fanno prevedere che la nuova giunta sarà perfino più determinata della precedente nel mantenere in vita i meccanismi consolidati. Di Chisso verrebbe da dire «un uomo per tutte le stagioni». Peccato che in Veneto la stagione sia la stessa da sempre.
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