Sono 130 i km che separano Trieste da Krsko la centrale nucleare slovena.
Il 4 giugno 2008 c’è stata una perdita del sistema di raffreddamento che ci ha fatto tremare. Un blocco d’emergenza che, ci assicurano, ha limitato al minimo la dispersione di elementi radioattivi nell’ambiente.
La centrale è vecchia, risale ai tempi della vecchia Jugoslavia, ma fornisce energia a Slovenia e Croazia. Il reattore Westinghouse è del 1975 ed è stato più volte rattoppato. Ci sono persino documenti che dimostrerebbero che è stata costruita vicino ad una faglia sismica.
Tra i più bei boschi della slovenia, a due passi da Zagabria, c’è una bomba pronta ad esplodere capace di contaminare tutto il Friuli Venezia Giulia nel giro di 3 ore.
Vista dal confine orientale quindi la questione nucleare è tutto meno che una questione nazionale. L’atomo, quando esce dal controllo, non guarda ai confini, come Cernobyl ha dolorosamente dimostrato a tutto il mondo.
A giugno, in Italia, ci sarà un secondo referendum con cui gli italiani potranno nuovamente provare a fermare la follia di un Governo che vuole nuove centrali. Lo dobbiamo vincere ma non basterà.
In Francia il nucleare è diffusissimo anche perchè serve all’arsenale atomico della “Force de frappe”. In Germania il governo di grande coalizione ha cancellato l’impegno alla chiusura delle centrali ottenuta a suoi tempo dai Verdi.
Piccoli paesi dell’est continuano ad alimentare reattori antichi.
Ciò che serve però è una moratoria europea che blocchi subito una tecnologia dietro la quale si muovono i monopolisti dell’energia ed i militari. L’Europa può e deve puntare ogni risorsa disponibile sulle energie rinnovabili, sul solare, sul geotermico, sul risparmio energetico, sull’eolico.
Quando capiremo che solo cambiando strutturalmente il nostro modo di consumare e produrre potremo salvaguardare veramente benessere e futuro?
Leggi anche "La minaccia della centrale atomica di Krsko" Dott. Giuseppe Nacci
(Uno studio di venti anni fa, fatto dall’autore del presente lavoro, ipotizzava i danni a Trieste e nel Friuli in caso di scoperchiamento del reattore e dispersione di materiale radioattivo)
Iacopo Venier
direttore Libera.tv
www.jacopovenier.it
Il 4 giugno 2008 c’è stata una perdita del sistema di raffreddamento che ci ha fatto tremare. Un blocco d’emergenza che, ci assicurano, ha limitato al minimo la dispersione di elementi radioattivi nell’ambiente.
La centrale è vecchia, risale ai tempi della vecchia Jugoslavia, ma fornisce energia a Slovenia e Croazia. Il reattore Westinghouse è del 1975 ed è stato più volte rattoppato. Ci sono persino documenti che dimostrerebbero che è stata costruita vicino ad una faglia sismica.
Tra i più bei boschi della slovenia, a due passi da Zagabria, c’è una bomba pronta ad esplodere capace di contaminare tutto il Friuli Venezia Giulia nel giro di 3 ore.
Vista dal confine orientale quindi la questione nucleare è tutto meno che una questione nazionale. L’atomo, quando esce dal controllo, non guarda ai confini, come Cernobyl ha dolorosamente dimostrato a tutto il mondo.
A giugno, in Italia, ci sarà un secondo referendum con cui gli italiani potranno nuovamente provare a fermare la follia di un Governo che vuole nuove centrali. Lo dobbiamo vincere ma non basterà.
In Francia il nucleare è diffusissimo anche perchè serve all’arsenale atomico della “Force de frappe”. In Germania il governo di grande coalizione ha cancellato l’impegno alla chiusura delle centrali ottenuta a suoi tempo dai Verdi.
Piccoli paesi dell’est continuano ad alimentare reattori antichi.
Ciò che serve però è una moratoria europea che blocchi subito una tecnologia dietro la quale si muovono i monopolisti dell’energia ed i militari. L’Europa può e deve puntare ogni risorsa disponibile sulle energie rinnovabili, sul solare, sul geotermico, sul risparmio energetico, sull’eolico.
Quando capiremo che solo cambiando strutturalmente il nostro modo di consumare e produrre potremo salvaguardare veramente benessere e futuro?
Leggi anche "La minaccia della centrale atomica di Krsko" Dott. Giuseppe Nacci
(Uno studio di venti anni fa, fatto dall’autore del presente lavoro, ipotizzava i danni a Trieste e nel Friuli in caso di scoperchiamento del reattore e dispersione di materiale radioattivo)
Iacopo Venier
direttore Libera.tv
www.jacopovenier.it
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