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10 aprile 2011

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Cosa si sa del progetto di autostrada pedemontana veneta in genere e in particolare nel territorio di Malo?

Molto poco.

Ci sono voci diverse e ognuno sa qualcosa di diverso dagli altri. Qualcuno crede che l’autostrada passerà in Vallugana, qualcun altro invece sa, giustamente che passerà sotto le colline un po’ più a nord, qualcuno crede di ricavarne dei vantaggi e qualcun altro, meno "ingenuo", sa che i vantaggi li avrà solo chi l’autostrada la costruirà e gestirà poi per 40 anni e pochi altri.

Ma quello che nessuno immagina è come vivremo noi Maladensi e soprattutto gli abitanti della parte sud e di Santomio dal momento in cui comincerà la cantierizzazione.

Sulla base dell’esperienza fatta da altri (passante di Mestre) possiamo dire che ci aspettano almeno 5 anni di inferno.

Immaginatevi 5 anni con mezzi pesanti che vanno avanti e indietro per portare il materiale di scavo dai cantieri ai deposti provvisori e poi a quelli definitivi. Cinque anni di rumori micidiali che non si fermano nemmeno il sabato e la domenica e neanche la notte. Cinque anni di polveri che si alzeranno da terra e raggiungeranno le nostre finestre e tavole. Cinque anni di mine e martellone (ci sono voci che dicono che useranno solo le mine, ma ad oggi non abbiamo visto alcun documento ufficiale). Cinque anni con il nostro territorio al servizio di un’opera che invece non sarà mai al servizio del territorio.

La nostra vita cambierà per sempre perché quando i cantieri saranno terminati, avremo l’autostrada in casa e il danno sarà fatto.

I cambiamenti possono essere positivi oppure no, e ogni volta vanno valutati, per poter decidere se sono quello che vogliamo oppure no. Noi, a Malo, che possibilità di scelta abbiamo avuto?. Ci hanno sempre detto che l’autostrada o si fa o si fa, lo hanno ripetuto a voce, con i giornali e con le tv fino a quando in tanti ci hanno creduto. Ma noi sappiamo bene che questo cambiamento non sarà positivo per noi, per la nostra salute, il nostro territorio, e anche per coloro che abiteranno qui dopo di noi.

Qualcuno sostiene che però ci sarà occupazione e lavoro per le ditte locali.

Se fosse vero, come mai a Romano d’Ezzelino stanno costruendo il quartier generale di SIS (il costruttore e gestore) con 400 posti letto per gli operai e due mense?. E come mai in tutti e 4 i cantieri permanenti (uno sarà anche a Malo di fronte alla ditta I.N.D.I.A. dall’altro lato della provinciale 46) sono previsti alloggi per gli operai e dormitori per gli impiegati? Forse per ospitare i lavoratori locali?

E poi chi ci propone di accettare la distruzione in nome di un presunto lavoro, dovrebbe chiedersi se non ritiene di insultarci proponendoci di barattare la nostra salute e la nostra vita con la carità elargita da chi si arricchirà sfruttando i beni comuni, e soprattutto cercando di convincerci che l’unico modo di produrre lavoro e benessere sia asfaltare, cementificare e consumare risorse.

Qualche giorno fa, in una assemblea pubblica a Romano d’Ezzelino, abbiamo sentito un sindaco dichiarare che in cambio della possibilità di costruire la sede di cui parlavamo prima, SIS si è impegnata a costruire le fognature dove ancora non ci sono. Lo stessa frase abbiamo sentito pronunciare dal Sindaco di Malo. Ci chiediamo se sia corretto far passare per compensazioni e benefits i diritti dei cittadini.

Noi pensiamo che ci sia un modo di vivere sostenibile che ci permetterebbe di non continuare a saccheggiare il territorio che ci sostiene. Pensiamo che si debba ritornare ad essere sobri, dopo l’ubriacatura consumista che sta devastando il pianeta.

Pensiamo che, a differenza di quello che si vuole far credere, la sobrietà non significhi povertà. Nessuno vuole essere povero, ognuno di noi invece, dovrebbe tendere ad una vita piena di vera ricchezza (rapporti umani, cultura, buon cibo, tempo per se stessi e per i propri cari e amici) e non di oggetti inutili che lo rendono sempre più triste.

lanfranco tarabini
(CDST AV-Malo)

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