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L'alternativa è: Economia prossimale - Conversione ecologica dell'industria - Ri-modellazione del sistema di trasporti - Opere locali PER il territorio - Sviluppo delle energie rinnovabili - Efficienza energetica - Utilizzo della tecnologia per praticare la 'mobilità immobile' - Produzione e consumo responsabile - Agricoltura di prossimità - Cultura dei Beni Comuni - Sobrietà negli stili di vita - Cultura della democrazia dal basso e della partecipazione - Condivisione del sapere per sviluppare la democrazia degli uguali - Sviluppo della scuola, dell'università e della ricerca per sperimentare nuovi modelli culturali e sociali

25 aprile 2011

I COMITATI DST NO PEDEMONTANA ADERISCONO ALLO SCIOPERO GENERALE DEL 6 MAGGIO CON I LAVORATORI, GLI STUDENTI, I PRECARI, IN DIFESA DEI BENI COMUNI E CONTRO LO SCIPPO GOVERNATIVO DEI REFERENDUM - PER L'ALTERNATIVA ECOLOGICA

L’alternativa ESISTE:


Progresso significa sobrietà degli stili di vita, consumi consapevoli, energie rinnovabili, organizzazione del lavoro a misura di persona, realizzazione dell’individuo attraverso la pratica delle proprie abilità, economia prossimale, mobilità immobile, rapporti tra persone e non tra soggetti economici, ridimensionamento dei valori economici e rafforzamento dei valori umanistici, giustizia sociale, riconoscimento dei diritti ambientali.


Contrastiamo lo scippo dei referendum

su ACQUA e NUCLEARE.


No alle GRANDI OPERE.

NO AUTOSTRADA PEDEMONTANA.


Uniti per lo sciopero il 6 maggio 2011


e in piazza a Schio il 30 aprile


TRE riflessioni su CRISI, AMBIENTE e PROGRESSO


Uno.

Ogni paese della pianura veneta, fondovalle compresi, ha almeno una zona industriale o artigianale. Molto spesso ne ha due, ma non mancano casi in cui ce ne sono tre o quattro. Queste aree di edificazione, sono nate a partire dagli anni sessanta del secolo scorso e si sono diffuse velocemente come una metastasi, nel tessuto sano che fu la campagna veneta, fino a, negli ultimi due anni, rallentare parzialmente la propria proliferazione.

Proprio come avviene per le cellule impazzite dei tumori che proliferano più lentamente nell’individuo anziano, il ritmo di diffusione di tali zone è leggermente rallentato a causa dell’invecchiamento dell’”organismo” economico.

Se la globalizzazione, da un lato, ha delocalizzato le produzioni di bassa qualità e ad alto contenuto di “forza bruta”, dall’altra ha indotto una crisi mondiale dalla quale non siamo in grado di uscire, tanto che, oggi, in una situazione “sana” non avrebbe senso qualsiasi ulteriore incremento delle aree edificate, siano esse di tipo industriale, artigianale, commerciale, logistico o abitativo.

E’ evidente a tutti che l’ulteriore consumo di terreno agricolo è puramente speculativo, considerato il numero di edifici inutilizzati esistente. E’ altresì sotto gli occhi di chi voglia vedere, che solo l’inesistente pianificazione e la pessima gestione permettono la perpetrazione di questa tendenza.

Due.

La “classe dirigente” italiana e veneta, non ha idee per uscire dalla crisi. Ancora oggi le uniche proposte che vengono avanzate sono:

A) stimolo dei consumi attraverso incentivazioni che drogano il mercato (vedi rottamazioni e incentivi vari, che nel momento in cui si esauriscono lasciano dietro di sé il deserto);

B) grandi opere pubbliche che con il coinvolgimento di soggetti privati attraverso il meccanismo della finanza di progetto (ma in realtà attraverso un ulteriore indebitamento del soggetto pubblico e spesso attraverso la svendita dei beni comuni ) dovrebbero fungere da volano per trainare l’economia.

Sono proposte perdenti, cieche e distorte perché:

A) Anche accettando la (fallimentare) idea dell’auto-regolamentazione ed auto-correzione del mercato, è evidente che c’è una perversione nello stimolare artificialmente i consumi in modo da poter aumentare la produzione e quindi il PIL e la ricchezza nazionale presunta. Sarebbe come se a fine pranzo venissimo indotti a rigettare il cibo in modo da poter mangiare ancora e di conseguenza comperare più cibo. Non si produce per soddisfare un bisogno, ma perché il sistema deve continuamente espandersi per sopravvivere.

B) In Italia le opere realizzate con progetto di finanza non sono mai terminate. Il concessionario, ossia il soggetto privato che (teoricamente) finanzia e realizza l’opera, ha ogni interesse a non concludere l’opera stessa e a procrastinare i tempi della concessione in modo da avere maggiori introiti. In realtà spesso i progetti realizzati in questo modo nascondono una privatizzazione non ufficializzata. Quindi, in ultima analisi, le grandi opere convengono a chi le costruisce e impoveriscono i cittadini . Bel rimedio per uscire dalla crisi.

Tre.

Del fatto che l’establishment nazionale e regionale non sia in grado di trovare risposte si può dare una lettura anche culturale.

L’affermazione da cui partire è che i politici ed i manager nazionali e regionali sono per formazione e mentalità fermi agli anni 60-70 del secolo scorso. Ad esempio, nelle città e paesi del nord-est in cui viviamo, esiste quasi sicuramente una strada che si chiama “via del progresso”. Essa è molto verosimilmente sita in una delle innumerevoli zone artigianali-commerciali che ammorbano il nostro territorio.

Questo ci dà la misura della nostra percezione di progresso. Nel nostro immaginario, esso è legato, alla produzione di merce, a prescindere da ogni altra considerazione, tanto che i luoghi deputati a rappresentarlo sono sovrapposti ai luoghi della produzione. Così non fosse, avremmo, ad esempio, delle strade chiamate “via del progresso” anche nei centri storici o nelle cittadelle culturali o forse qualche scuola si chiamerebbe “scuola del progresso”. In altre parole, nel nostro modo di pensare, il progresso non si lega mai alla cultura, a beni immateriali, alle arti, alla conoscenza condivisa.

L’idea del progresso e di benessere che il pensiero dominante esprime, deriva da una distorsione della scientificità, da una fiducia aprioristica nella capacità di risolvere problematiche che si sono create risolvendo problematiche precedenti.

Non è accettabile né ci sono scuse per la miopia (per essere benevoli) di una classe dirigente che si rivela sempre più famelica ed egoista.

Seveso, Cernobyl, petroliere che rilasciano il greggio in mare (Galizia, Sardegna), il disastro della piattaforma Deepwater Horizon nel golfo del Messico, Fukushima, l’aumento delle patologie cardiovascolari e tumorali in Italia, sono dimostrazioni che il modello su cui poggia la nostra società è fallimentare. Chi si ostina a perseguire questo modello è un nemico dell’umanità che fa i propri interessi immediati a discapito di quelli generali della specie umana.



Comitato Difesa Salute Territorio Altovicentino-MALO / Valle Agno Nord

26 aprile 2001

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