Numeri così grandi, per una sola azienda, non si erano mai sentiti, nemmeno nell'inchiesta "Dirty Leather" sull'evasione nel distretto della concia dell'Ovest Vicentino: 106 milioni di tasse evase, 9 milioni di pagamenti "fuori busta", cioè in nero, per 800 lavoratori ogni anno, e poi 1,3 miliardi di euro di patrimonio "occultato" all'estero, gestito da due trusts con sede in Lussemburgo, ma in realtà controllati dagli stessi amministratori dell'azienda, i fratelli Mastrotto.
La Mastrotto Group di Arzignano, una della più grandi aziende conciarie del distretto, è al centro di una grossa operazione condotta dalla Guardia di Finanza e coordinata dal sostituto procuratore della Repubblica di Vicenza, dott. Marco Peraro.
L'inchiesta "Twin Trust" ha preso il via da un ramo dell'inchiesta "Reset" in cui uno dei due fratelli era stato accusato di aver corrotto, tramite un noto commercialista, alcuni funzionari dell'Agenzia delle Entrate. Il Comandante provinciale della Guardia di Finanza di Vicenza Antonio Morelli parla di un recupero dell'evasione che porterà centinaia di milioni di euro all'Erario. La società ha già provveduto a versare 800 mila euro di contributi previdenziali non corrisposti all'Inps. La struttura societaria (vedi foto) era strutturata in 6 livelli, di cui 4 all'estero, o meglio, "esterovestiti" secondo la terminologia usata dalla Guardia di Finanza: holding con sede in Lussemburgo che facevano capo, in ultima istanza, a due Trust, ovvero fondi fiduciari, i cui amministratori erano però gli stessi dell'azienda italiana. Di fatto 1,3 miliardi di euro erano trasferiti all'estero e occultate così al fisco.
"Le società artificiosamente allocate in Lussemburgo sono state ricondotte a tassazione nel territorio italiano e considerate evasori totali" spiega la Guardia di Finanza. Inoltre si è verificata l'esistenza di "attività di natura finanziaria detenute all'estero (nonché trasferimenti sull'estero relativi alle medesime attività di natura finanziaria mai inserite nelle dichiarazioni dei due imprenditori: tale occultamento, reiterato per tutte le annualità sottoposte a verifica, ha determinato la constatazione di violazioni alla disciplina sul 'monitoraggio fiscale' per oltre 1,3 miliardi di euro". Proprio sulla mancata tassazione delle due società all'estero e sulla mancata tassazione del patrimonio che di fatto era in capo ai due fratelli Mastrotto i finanzieri hanno calcolato un'evasione di 106 milioni di euro: sono i "redditi" occultati nelle società con sede in Lussemburgo.
C'è dell'altro: vendite non fatturate per 10 milioni di euro, tonnellate di pellame sparite dalla contabilità ufficiale. E poi, forse meno "pesante" dal punto di vista finanziario ma non per questo meno importante, è l'altro aspetto dell'evasione, quello che riguarda il lavoro nero: sistematicamente ogni anno circa 800 dipendenti del gruppo avevano parte dello stipendo pagato "fuori busta". L'evasione di contributi Inps e ritenute ammonta a oltre 9 milioni di euro. La Mastrotto ha ammesso su questo aspetto le proprie responsabilità e ha provveduto a versare 800 mila euro solo di contributi Inps evasi. Dovrà pagare anche 3,6 milioni di euro di sanzioni amministrative relative alle 1.850 posizioni lavorative irregolari individuate considerano le varie annualità controllate. C'era anche chi, fra i dipendenti dell'azienda, percepiva compensi "fuori busta" pari a 50 mila euro all'anno.
fonte Carta EstNord
La Mastrotto Group di Arzignano, una della più grandi aziende conciarie del distretto, è al centro di una grossa operazione condotta dalla Guardia di Finanza e coordinata dal sostituto procuratore della Repubblica di Vicenza, dott. Marco Peraro.
L'inchiesta "Twin Trust" ha preso il via da un ramo dell'inchiesta "Reset" in cui uno dei due fratelli era stato accusato di aver corrotto, tramite un noto commercialista, alcuni funzionari dell'Agenzia delle Entrate. Il Comandante provinciale della Guardia di Finanza di Vicenza Antonio Morelli parla di un recupero dell'evasione che porterà centinaia di milioni di euro all'Erario. La società ha già provveduto a versare 800 mila euro di contributi previdenziali non corrisposti all'Inps. La struttura societaria (vedi foto) era strutturata in 6 livelli, di cui 4 all'estero, o meglio, "esterovestiti" secondo la terminologia usata dalla Guardia di Finanza: holding con sede in Lussemburgo che facevano capo, in ultima istanza, a due Trust, ovvero fondi fiduciari, i cui amministratori erano però gli stessi dell'azienda italiana. Di fatto 1,3 miliardi di euro erano trasferiti all'estero e occultate così al fisco.
"Le società artificiosamente allocate in Lussemburgo sono state ricondotte a tassazione nel territorio italiano e considerate evasori totali" spiega la Guardia di Finanza. Inoltre si è verificata l'esistenza di "attività di natura finanziaria detenute all'estero (nonché trasferimenti sull'estero relativi alle medesime attività di natura finanziaria mai inserite nelle dichiarazioni dei due imprenditori: tale occultamento, reiterato per tutte le annualità sottoposte a verifica, ha determinato la constatazione di violazioni alla disciplina sul 'monitoraggio fiscale' per oltre 1,3 miliardi di euro". Proprio sulla mancata tassazione delle due società all'estero e sulla mancata tassazione del patrimonio che di fatto era in capo ai due fratelli Mastrotto i finanzieri hanno calcolato un'evasione di 106 milioni di euro: sono i "redditi" occultati nelle società con sede in Lussemburgo.
C'è dell'altro: vendite non fatturate per 10 milioni di euro, tonnellate di pellame sparite dalla contabilità ufficiale. E poi, forse meno "pesante" dal punto di vista finanziario ma non per questo meno importante, è l'altro aspetto dell'evasione, quello che riguarda il lavoro nero: sistematicamente ogni anno circa 800 dipendenti del gruppo avevano parte dello stipendo pagato "fuori busta". L'evasione di contributi Inps e ritenute ammonta a oltre 9 milioni di euro. La Mastrotto ha ammesso su questo aspetto le proprie responsabilità e ha provveduto a versare 800 mila euro solo di contributi Inps evasi. Dovrà pagare anche 3,6 milioni di euro di sanzioni amministrative relative alle 1.850 posizioni lavorative irregolari individuate considerano le varie annualità controllate. C'era anche chi, fra i dipendenti dell'azienda, percepiva compensi "fuori busta" pari a 50 mila euro all'anno.
fonte Carta EstNord
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