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04 settembre 2011

La Superstrada Pedemontana che sconvolgerà Veneto e Lombardia

A cura dell'Associazione "Veneto Sostenibile".

Sono molto numerose le ragioni che spingono a definire la Superstrada Pedemontana un “Ecomostro” minacciante gli equilibri dei territori lombardi e veneti su cui si svilupperà. I cantieri stanno per essere aperti e l’allerta è massima da parte dei comitati, delle associazioni e dei semplici cittadini che non vogliono subire l’ennesimo affronto al territorio e quindi a loro stessi.

Sebbene quest’opera porti il nome di “superstrada”, si presenterà con le impattanti fisionomie di una normale autostrada a sei corsie, a cui si aggiungono quelle di emergenza, i caselli attraverso cui si accederà pagando un pedaggio e le complanari che la collegheranno alla viabilità normale.
L’unica cosa che la distinguerà sarà il limite di velocità, inferiore di 20 km/h ma si capisce quanto siano numerose le quote di territorio che la S.P. inghiottirà in un’unica colata di cemento. La Superstrada Pedemontana farà parte del Corridoio V° Lisbona - Kiev, un’arteria che attraverserà da est ad ovest l’Europa e che sarà funzionale all’obsoleto paradigma del trasporto delle merci su gomma. Essa nasce perciò non dalle esigenze delle comunità (che vivranno le conseguenze della sua realizzazione), ma per piani transnazionali che calpestano l’economia prossimale e regionale, l’unica sostenibile, e che faranno dell’Italia una semplice tappa di passaggio. Per quanto riguarda il Veneto, ciò sta avvenendo grazie ad un atto di forza che si fa beffe della concertazione democratica, dato che il 25 giugno 2009 l’ex presidente Galan chiese al presidente del Consiglio dei Ministri Berlusconi di concedere alla Superstrada Pedemontana Veneta lo stesso stato di emergenza decretato per il terremoto all'Aquila “sulla base dell'esperienza estremamente positiva (!!!) del Passante dì Mestre”.

Si dà il caso, però, che la Corte dei Conti abbia giudicato questa “esperienza” contraria al “principio di legalità e di certezza del diritto, non affrontando le criticità, ma viceversa, scavalcando completamente il sistema delle regole per la realizzazione delle opere pubbliche” (deliberazione della Corte dei Conti n. 4/2011/G).
Senza alcuna incertezza, la Presidenza del Consiglio ha decretato lo stato di emergenza (DPCM ,31 luglio 2009) e con successiva ordinanza (OPCM, 15 agosto 2009), su indicazione di Bertolaso, Commissario della Protezione Civile, Silvano Vernizzi è stato nominato Commissario delegato per l'emergenza.

Fu così che in materia di traffico fu adottata la procedura prevista per le “calamità naturali, catastrofi o altri eventi che, per intensità ed estensione, debbono essere fronteggiati con mezzi e poteri straordinari” (LN 225/1992 istitutiva della Protezione civile) vedi nota 1.
Sembra così che la Superstrada Pedemontana sia l’ennesimo esempio della mentalità “del fare a tutti i costi” dell’odierna classe politica italiana, che negli ultimi anni si è resa complice degli scandali che hanno coinvolto la Protezione Civile (si pensi al caso della Maddalena per la preparazione dell’ultimo G8) e che nelle aule del Parlamento vara frettolosamente le norme a suon di decreti.

Mentre l’Ecomostro della Pedemontana si sta materializzando, il 28 marzo 2011 il “Libro Bianco su Mobilità e Trasporti” della Comunità Europea ha stabilito che almeno il 50% delle merci e dei passeggeri si dovrà spostare su rotaia.

Non si capisce allora perché la classe dirigente italiana continui testardamente a farsi promotrice di simili opere dato che anche la nuova revisione del Piano Europeo dei Trasporti spingerà ad introdurre forti aumenti tariffari per i veicoli superiori alle 3,5 tonnellate. A ciò si aggiungono gli autorevoli studi (vedi nota 2) che avvertono dell’avvicinarsi del “Picco del Petrolio” e cioè dell’esaurirsi delle fonti di energia che non renderà più conveniente il trasporto delle merci su lunga distanza, decretando così la necessità di creare circuiti economici a breve percorrenza. l'articolo continua qui

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