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18 aprile 2012

La Sacyr comincia a sfilarsi dall' "affare" Pedemontana Veneta

Spagnoli in crisi la Pedemontana passa ai Dogliani
Il gruppo Sacyr vende ai torinesi e scende al 49% nella Sis Ma ora è allarme sulla sostenibilità del project financing


TREVISO. Spagnoli in uscita, la Pedemontana torna in mani italiane. L’iberica Sacyr Vallehermoso, gruppo quotato alla Borsa di Madrid, ha ceduto l’11 per cento delle quote del Consorzio stabile Sis che sta realizzando la Superstrada Pedemontana Veneta.

Un’operazione che porta la quota degli spagnoli dal 60% al 49%. Nuovi «padroni» –con il 51%– dell’operazione Pedemontana sono dunque i torinesi Dogliani, attraverso la Fininc, società per azioni costituita da Inc e Sipal. La Pedemontana ritorna dunque in mani italiane, dopo il lungo braccio di ferro che aveva visto l’Impregilo fare da proponente e farsi sfuggire l’affare in dirittura d’arrivo.
Spagnoli e torinesi hanno sottoscritto una lettera di intenti, che sarà sarà perfezionata dal notaio entro poche settimane. Non è stato riferito il valore dell’operazione, ma a Torino confermano: «E’ semplicemente un’operazione azionaria – commenta Claudio Dogliani, direttore generale della Sis – gli spagnoli hanno manifestato l’intenzione a vendere e noi ci siamo fatti avanti. Ma i lavori della Pedemontana veneta non subiranno alcun ritardo: anzi. Stiamo perfezionando gli ultimi schemi esecutivi per alcune osservazioni mossi dagli enti locali, ma il cronoprogramma finora è rispettato». Smentita –per ora– la possibilità di uscita definitiva degli spagnoli dall’operazione Pedemontana, a causa della grave bolla immobiliare che sta investendo il mercato iberico, notizia anticipata dal sito www.ilnordest.eu: «Se i nostri soci spagnoli intendono diluire la loro quota, noi siamo pronti» aggiunge Dogliani.

Ma le preoccupazioni per la Pedemontana non finiscono qui. Il timore più grande è legato alla sostenibilità del project financing da 2,130 miliardi di euro. Nessun istituto bancario, oggi, intende finanziare operazioni infrastrutturali di questa portata senza pretendere un tasso conveniente, che però sballa completamente i conti del project. Ora il parziale disimpegno degli spagnoli e l’insediamento dei meno conosciuti torinesi, secondo alcuni, metterebbe seriamente a rischio la prosecuzione dei lavori. Finora i cantieri sono stati finanziati con fondi propri e con i 174 milioni anticipati dalla Regione. «Queste risorse - spiega Silvano Vernizzi - basteranno solo per il 2012, già a inizio 2013 serviranno risorse bancarie, o da mercato. Stiamo lavorando per il closing».

Per questo in Regione stanno lavorando per coinvolgere la Cassa depositi e prestiti nell’operazione-Pedemontana. E il 19 giugno è prevista l’ultima sentenza del Consiglio di Stato. Insomma, una corsa ad ostacoli.

17 aprile 2012s

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