Parte dai quartieri della periferia di Roma lo sguardo nella città che si trasforma incessantemente nel segno del profitto. Il pensiero arriva fino in Val di Susa, passando per tutti quei territori dove le popolazioni locali si battono contro speculazioni e devastazione ambientale.I rumori dei cantieri di Roma si sentono ogni giorno e pure ogni notte. Assordano, frastornano, infastidiscono. Le gru non stanno mai ferme e si muovono velocemente se il palazzinaro di turno deve intascarsi i soldi di un appalto. Le ruspe macinano chilometri se si tratta d' innalzare l' ennesima vetrina di questa città dello spettacolo. Dall' estrema periferia al centro opulento un solo imperativo: costruire per il profitto di pochi, spazzare via quello che è scomodo. Fagocitare e allo stesso tempo sputare. Nel nome del progresso si devastano territori. Nel nome dello sviluppo economico si erigono i templi del consumo. Nel nome della legalità si sgombera, si espelle, si esclude. Intorno a noi diviene sempre più invadente l' imposizione di un unico e indiscusso ordine nel segno del capitalismo del nuovo millennio: le trasformazioni della città a livello urbanistico e la costruzione di fantomatiche “grandi opere” ne sono la manifestazione più evidente e al tempo stesso l' esperienza più tangibile. Viviamo sulla nostra pelle il traffico in cui ci infognano. Vediamo con i nostri occhi le colate di cemento a delimitare l' orizzonte davanti a noi. Sentiamo con le nostre orecchie il frastuono di aerei, treni e autostrade che passano dinanzi le nostre abitazioni. La pianificazione della città e la costruzione di nuove opere sappiamo essere l' espressione degli interessi politici ed economici di chi sta al potere. E il potere detta, impartisce, impone. Ma dove c'è potere, a volte, c'è anche resistenza. Se c’ è infatti chi vuole imporre opere devastanti, inutili e nocive, c’è anche chi a queste si è opposto e continua ad opporsi. Senza resa. A 800 km di distanza da Roma c’è una terra, la Val di Susa, in cui il progetto del treno ad alta velocità, che i diversi governi che si sono succeduti negli anni hanno provato ad imporre, trova resistenza. Trova resistenza, nonostante la forte volontà di attuarlo visti gli interessi economici che ci sono dietro, perché le popolazioni locali si sono organizzate, hanno rifiutato la delega e la rappresentanza partitica, hanno agito direttamente. Hanno diffuso informazione e smascherato gli interessi di chi con quel progetto vuole arricchirsi. Hanno costruito trame di solidarietà non solo tra i diversi paesi della valle, ma con ogni realtà locale in lotta contro le grandi opere e lo scempio delle risorse ambientali in Italia. Perchè non è solo in Val di Susa e con la TAV che i governanti in accordo con i mafiosi di turno stanno pianificando e attuando speculazioni: dalla Sicilia a Napoli, da Roma e dintorni fino a Vicenza tutto il territorio italiano è stato o sta per essere avvelenato. E se l’unione fa la forza, la solidarietà è sua arma. L’ esperienza del patto di mutuo soccorso, tramite il quale le diverse realtà in lotta nelle varie regioni hanno stretto la loro reciproca solidarietà, rispedisce al mittente l’ accusa di essere portatori di nymbismo: che si tratti di una linea ferroviaria, come di un inceneritore o una base militare, ad essere messo in discussione è infatti la totalità di un modello di sviluppo che fa ricadere sull’ ambiente e sulla salute di chi lo abita le sue conseguenze. Ad essere messe in discussione sono infatti le decisioni di pochi che ricadono su tutti/e: sappiamo bene che è chi governa che fa i suoi sporchi interessi. La storia della Val di Susa e del movimento NO TAV ci parla di resistenza e ribellione.
E dove c'è resistenza gli speculatori trovano difficoltà a portare a compimento i loro progetti e
a volte non ci riescono.
Spot Fratelli di TAV
estratto da http://www.ccc5/ (comitato contro corridoio 5, Monfalcone)
E dove c'è resistenza gli speculatori trovano difficoltà a portare a compimento i loro progetti e
a volte non ci riescono.
Spot Fratelli di TAV
estratto da http://www.ccc5/ (comitato contro corridoio 5, Monfalcone)
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Sotto la neve pane. Sotto il cemento fame!