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09 agosto 2008

Andrea Zanzotto:
«Provo orrore per lo sterminio dei campi»

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contributo ZPtr5 (i fotomontaaggi sono di fantasia e non rispecchiano il progetto vero e proprio, ma rendono perfettamente l'idea dello scempio che sarà causato dalla costruzione della Pedemontana Veneta sul nostro territorio agricolo).

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[…] «Una volta avevo orrore dei campi di sterminio, oggi provo lo stesso orrore per lo sterminio dei campi» così Andrea Zanzotto, il più grande poeta italiano vivente, durante la celebrazione che il mondo della cultura italiana gli ha tributato per i suoi 85 anni a Pieve di Soligo e a Venezia, ha lanciato il suo sos per una natura che ogni giorno viene saccheggiata, stuprata, spremuta da una miriade di orrori ambientali a vantaggio di una speculazione edilizia dissennata in assoluto spregio dell’impatto ambientale. E, parafrasando Albert Einstein, ha aggiunto che soltanto due cose sono infinite: l’universo e la stupidità umana, e che non è ancora certissimo della prima. Si riferiva a una stupidità verace e cioè a quella che l’uomo, con il suo antropocentrismo, rivela quasi ogni giorno sfregiando una natura che, nonostante gli scempi, sopravvive.

[…] Il nostro impegno è quello di lanciare un grido d’allarme dai luoghi in cui viviamo. E lo dobbiamo fare, non solo per i figli che mettiamo al mondo, che non hanno spazi verdi in cui giocare, o per gli anziani che, in una città assediata dal traffico e dall’inquinamento, non hanno dove andare, ma come impegno morale di uomini che hanno a cuore il futuro dei loro luoghi, perchè se ognuno di noi curasse il proprio giardino, nell’era globale in cui viviamo, forse si proverebbe pensare a un mondo che non sia più quello che è, e sperare in un grande e immenso Eden.

[…] E quanti tumori, malattie polmonari, cardiovascolari, aumentate in maniera paurosa nella nostra provincia, dovute alla "mala-aria". Certo si ammala anche chi vive serenamente tra pinete, boschi, faggeti, laghi, ma sicuramente con una incidenza minore, e con una migliore qualità di vita.

E gli "eco-mostri" restano a dispetto di chi li ha costruiti, lasciando alle generazioni future un paesaggio saccheggiato dalla stupidità umana. Bisogna pensare in modo coraggioso e innovativo, ristrutturare e ricostruire là dove era già costruito, abbattere e rifare abitazioni dove già esistono, perchè salvare i campi le valli è un dovere di tutti. Esiste un altro paesaggio, quello dell’anima, da accudire e difendere, esattamente come quello descritto, che innalza il valore delle cose che costruiamo nella nostra vita. Ed essere i più ricchi del cimitero non ci consola, e i tesori accumulati in terra, sotto terra fan solo ruggine. E forse un giorno tra i capannoni abbandonati o dentro la vecchia caserma, fioriranno di nuovo la vitalba, la rosa canina, il tarassaco, o i topinambur.

Allora avremo capito che qualcuno ha raccolto l’appello del grande poeta Andrea Zanzotto.

Dino Azzalin

Varese

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