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25 agosto 2008

«Newsweek» e il Berlusconi tossico

Link: I 100 giorni di Napoleone

Il punto di maggiore convergenza, o completa coincidenza, tra maggioranza e opposizione, compresa la stampa estera (per anni l'unica vera opposizione a Berlusconi), rappresentata dal settimanale Newsweek è sicuramente il giudizio sul successo di Berlusconi nell'affrontare l'«emergenza rifiuti» in Campania. Un'emergenza, dopo i risultati immediati di Napoli «ripulita», che si avvia verso la sua definitiva soluzione. Ma è proprio così? Analizziamo le principali misure adottate.
Uno. Berlusconi ha nominato il capo della Protezione civile, Bertolaso, sottosegretario all'emergenza rifiuti in Campania. Bertolaso era già stato commissario straordinario nello stesso ruolo e si era dimesso con un atto da molti assimilato a una fuga.
Una fuga dovuta alla mancata realizzazione del piano di nuove discariche in cui smaltire i rifiuti che si andavano accumulando per strada. Pochi giorni dopo la sua «rinomina» la magistratura campana ha azzerato i vertici della Protezione civile proprio per reati attribuiti al modo assai «disinvolto» in cui aveva gestito i rifiuti campani. Ora, o la magistratura campana fa parte di un complotto teso a perpetuare il disastro, come sostiene Berlusconi, che per questo l'ha esautorata, oppure la nomina di Bertolaso andrebbe sottoposta a beneficio di inventario.
Due. Berlusconi avrebbe liberato in meno di tre mesi le strade della Campania dai rifiuti. La rimozione dei rifiuti era stata realizzata in gran parte dall'esercito durante la gestione del predecessore di Bertolaso. Con i rifiuti raccolti per strada - circa 300 mila tonnellate - Di Gennaro aveva riempito la discarica di Serre, spedito diverse decine di migliaia di tonnellate in Germania e aperto una serie di «depositi temporanei»: cioè accumulato dentro capannoni industriali tonnellate e tonnellate di rifiuto tal quale, rimasto lì a putrefare per mesi, evitando tra l'altro - non si sa perché - di usare una discarica perfettamente attrezzata, in località Parco Saurino (Ce), misteriosamente rimasta inutilizzata sia sotto Di Gennaro che sotto Bertolaso. Da allora quei «depositi temporanei» non sono stati più svuotati. I rifiuti che Bertolaso ha rimosso dalle strade, quindi, sono solo 15 mila tonnellate residue, che ha potuto smaltire nelle «nuove» discariche di S. Arcangelo e Savignano predisposte anch'esse da Di Gennaro. Discariche aperte in violazione di impegni sottoscritti dai precedenti commissari, solo grazie all'intervento dell'esercito, autorizzato a difenderle dalle comunità locali come «siti di interesse strategico nazionale». Un precedente le cui conseguenze sono state sottovalutate: tornerà molto utile al governo per impedire a chiunque di ficcare il naso nella conduzione degli impianti nucleari che ha in programma.
Tre. Berlusconi ha varato un piano di nuove discariche. Le undici discariche in programma sono quanto basta per sotterrare i rifiuti urbani di tutta la Campania per anni, anche se non venisse fatto nemmeno un grammo di raccolta differenziata. Perché questa dilatazione, nel tempo e nelle dimensioni, del sistema più vecchio, inquinante, insalubre e distruttivo di «smaltire» i rifiuti? Per evitare, in attesa degli inceneritori - che, come mostra il caso di Acerra, tarderanno parecchio a arrivare - il trattamento intermedio: quello che nel rifiuto indifferenziato separa il secco dall'umido, la frazione organica da quella combustibile e dal sottovaglio. In questo modo si garantisce al futuro incenerimento l'intera produzione di rifiuti: esattamente quello che voleva e ha fatto la Fibe in sei anni di gestione sciagurata dei rifiuti campani, realizzando discariche non autorizzate sotto forma di depositi temporanei di «ecoballe».
Quattro. Berlusconi ha imposto la realizzazione di quattro inceneritori. Perché quattro, con una capacità equivalente all'intera produzione di rifiuti urbani della regione senza raccolta differenziata (Rd)? Per smaltire rifiuto tal quale, ben sapendo che in queste condizioni l'obiettivo del 50% di Rd non avrà alcuna possibilità di essere perseguito, come otto anni di attesa dell'inceneritore di Acerra hanno ampiamente dimostrato. Ma che convenienza c'è mai in tutto ciò? Nessuna, se ci si attiene ai costi industriali delle diverse operazioni: raccolta differenziata, riciclaggio, compostaggio, trattamento intermedio del residuo, incenerimento, discarica. Ma miliardi (di euro!), invece, se bruciando rifiuti si incassano gli incentivi CIP6, che erano stati aboliti in ottemperanza alla normativa europea, e che Prodi ha reintrodotto per il solo inceneritore di Acerra e il Pd ha voluto estendere a tutti i futuri inceneritori campani. Miliardi che gli utenti i saranno tenuti a pagare con la bolletta elettrica.
Cinque. Berlusconi sostiene che i 4 inceneritori servono per bruciare il «pregresso»: gli 8 milioni di tonnellate di «ecoballe» che Fibe e Commissari straordinari hanno accumulato in attesa di incassare gli incentivi CIP6 non potranno mai venir smaltite in un normale inceneritore, ma su quelle ecoballe non si sa che cosa contengano e i pochi saggi effettuati hanno provato che non possono finire né in un inceneritore né in una discarica normale, dato che approfittando delle «distrazioni» delle autorità, la camorra è riuscita a infilarci dentro di tutto. Ci vogliono degli impianti ad hoc, che non hanno niente a che fare con il trattamento dei rifiuti urbani. Ma è certo anche prima che si cominci a bruciare le ecoballe nei nuovi inceneritori e a gratificarne lo «smaltimento» con gli incentivi CIP6, entrambe le decisioni verranno impugnate dalla Commissione europea, aprendo le porte a una nuova procedura di infrazione contro l'Italia.
Sei. Berlusconi, per prevenire questi divieti, ha autorizzato le discariche, gli inceneritori e persino i depuratori della Campania a ricevere rifiuti e reflui tossici, contrassegnati con codici Cer (codice europeo dei rifiuti) che ne vietano il trattamento in impianti ordinari. E questo, nonostante che la Campania, oltre a una straordinaria dotazione di impianti di trattamento intermedio dei rifiuti urbani (i cosiddetti Cdr di cui il piano di Berlusconi prevede lo smantellamento), abbia anche una dotazione straordinaria di impianti di depurazion ove trattare il percolato delle discariche: tutti fuori uso per una gestione scellerata, ma facilmente riattivabili per chi avesse una cultura della manutenzione. E' ovvio che anche questa decisione verrà impugnata dalla Commissione europea, con il rischio di nuove penali, ma anche di rimandare sine die la soluzione dell'emergenza. La quale non può trovare soluzione che in una gestione ordinaria, fondata sulla Rd spinta - prevista, è vero, dal piano Berlusconi, ma senza alcuna misura concreta per attivarla - e nel trattamento mirato delle diverse frazioni raccolte, compresa quella del rifiuto indifferenziato.
Riassumendo: la «pulizia» di Napoli - o, meglio, del suo centro - e la violazione dei patti per aprire le due nuove discariche in cui stipare la nuova produzione di rifiuti erano già state realizzate quasi completamente sotto Di Gennaro. Berlusconi si è preso la gloria di un lavoro altrui.
La «strategia» per risolvere definitivamente il problema, cioè la costruzione di quattro inceneritori, è ancora tutta da realizzare; e non sarà facile: per adesso funzionano a pieno ritmo le discariche, mentre vengono lasciati inutilizzati gli impianti di Cdr che potrebbero risolvere in modo pulito e economico il problema nel giro di pochi mesi. Per far funzionare i futuri inceneritori, Berlusconi, con l'aiuto del Pd, ha reintrodotto gli incentivi CIP6 a spese di tutti gli utenti elettrici del paese e ha autorizzato il trattamento di rifiuti e reflui tossici sia nelle discariche e negli inceneritori che nei depuratori.
Quanto alla raccolta differenziata, può attendere: se non si farà, si sotterrerà o si brucerà tutto. Se si farà, la Campania, per tenere accesi i suoi inceneritori, potrà continuare a ricevere rifiuti da altre regioni, come ha sempre fatto.
In compenso è stato smantellato il controllo di legalità sulla gestione dei rifiuti (abolendo il principio del giudice naturale) e è stato messo l'esercito a presidiare i «siti di interesse nazionale»: due precedenti che renderanno la difesa dell'ambiente ardua per tutti, in tutta l'Italia, per tutti gli anni a venire.

Guido Viale

tratto da Il Manifesto del 19 agosto 2008

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