Mentre la nostra vita lavorativa (e non solo) si fa sempre più precaria e la crisi avanza, con i ricatti della speculazione finanziaria sulla spesa pubblica e quindi sul welfare in Grecia e presto in Italia, l'attacco ai beni comuni naturali si fa sempre più massiccio, e sempre più incombente la catastrofe ecologica in molte parti del mondo.
La crisi del sistema economico basato sulla finanza, che si muove in modo predatorio ed estraneo ai territori, è anche crisi del modello di sviluppo, ma da noi vige il fondamentalismo indimostrato del «fare», secondo cui non esiste alternativa al modello di sviluppo attuale.
La via della green economy e delle tecnologie cognitive avanzate, ormai ampiamente applicata, se non vincente, altrove, da noi è marginale e viene vista come 'sorpassata' dai nostri incolti e arroganti governanti.
Lottare contro le grandi opere e per la difesa dei beni comuni è oggi una battaglia di sopravvivenza che pone in discussione il modello di sviluppo veneto e nazionale, nel quale ancor oggi vengono proposte come innovative soluzioni basate sull'auto e sul traffico su gomma o l'industria diffusa spesso a basso contenuto tecnologico ed elevato sfruttamento della manodopera e dell'ambiente (vedi Arzignano e Montecchio...).
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La crisi del sistema economico basato sulla finanza, che si muove in modo predatorio ed estraneo ai territori, è anche crisi del modello di sviluppo, ma da noi vige il fondamentalismo indimostrato del «fare», secondo cui non esiste alternativa al modello di sviluppo attuale.
La via della green economy e delle tecnologie cognitive avanzate, ormai ampiamente applicata, se non vincente, altrove, da noi è marginale e viene vista come 'sorpassata' dai nostri incolti e arroganti governanti.
Lottare contro le grandi opere e per la difesa dei beni comuni è oggi una battaglia di sopravvivenza che pone in discussione il modello di sviluppo veneto e nazionale, nel quale ancor oggi vengono proposte come innovative soluzioni basate sull'auto e sul traffico su gomma o l'industria diffusa spesso a basso contenuto tecnologico ed elevato sfruttamento della manodopera e dell'ambiente (vedi Arzignano e Montecchio...).
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La crisi ci darà una mano? Io penso di sì. Dovranno stanziare cifre enormi per salvare le banche come già stanno facendo con la Grecia (anzi per la precisione non per salvare la Grecia ma per salvare le banche europee tedesche e francesi dal problema greco). Dovranno raccattare i soldi dappertutto, tagliando il welfare, i contratti del pubblico impiego, ecc. ma non gli sarà facile col governo mezzo sputtanato l'oposizione che ci sarà quando alla gente tocchi non solo 'le tasche' ma la sopravvivenza.
RispondiEliminaCome potranno sostenere le spese collaterali alla AP come il nuovo casello di Alte, le complanari ecc.? Per non parlare delle compensazioni, delle opere per attenuare l'impatto ecc.. Continuiamo a manifestare la nostra opposizione, se non ci sono i soldi per vivere, la salute, la scuola ecc., perché dobbiamo spendere soldi per distruggere il territorio?