Presidio del Comitato Per Altre Strade Dolomiti contro il prolungamento dell’A27
13/9/2010
Iniziativa creativa del comitato Per Altre Strade Dolomiti, che sabato mattina ha dato vita ad un rallentamento del traffico lungo la strada statale Alemagna 51 in direzione di Longarone (BL). Una trentina di attivisti hanno allestito un finto casello autostradale, un semaforo e posizionato diversi cartelli lungo la carreggiata stradale per inscenare l’inaugurazione del nuovo tratto autostradale che la Regione Veneto assieme a tre imprese private (Grandi Lavori Fincosit, Adria Infrastrutture e Ing. E. Mantovani) vorrebbe realizzare: 21 kilometri da Pian di Vedoia a Caralte al costo di 1200 milioni di euro da racimolare attraverso il sistema del project financing. Gli attivisti muniti di giubbino segnaletico hanno distribuito un volantino informativo agli automobilisti nel quale erano contenute le ragioni della protesta e alcune delle osservazioni presentate agli uffici tecnici della Regione.
Si tratta di un’opera inutile e dannosa, sottolinea il comitato, che va a vantaggio solo dei costruttori, perché, venuto meno lo sbocco verso nord in direzione di Monaco dopo il secco no di Austria e Alto Adige, il prolungamento dell’autostrada non provocherebbe altro che la creazione di un imbuto di traffico nella zona del Cadore, una ventina di kilometri a nord dell’attuale uscita autostradale, con un costo ambientale enorme. Gallerie e viadotti, infatti, attraverserebbero una vallata ai piedi delle Dolomiti, le stesse montagne che hanno appena ricevuto dall’Unesco il titolo di Patrimonio Mondiale dell’Umanità.
Inoltre, il progetto del prolungamento contrasta con le direttive europee che prevedono un progressivo spostamento del traffico merci dalla strada alla rotaia, ed è stato proposto in spregio alla Convenzione delle Alpi che pone il veto ad ogni nuovo attraversamento autostradale della catena alpina.
A queste ragioni, si aggiunge un problema di insostenibilità economico-finanziaria che risulta evidente analizzando i parametri che emergono dagli studi presentati agli Enti Locali. I flussi di traffico stimati, infatti, sono stati calcolati dando per scontato che il prolungamento giungesse fino a Monaco ed è per questo motivo che nella Bozza di Convenzione tra Regione e privati, quest’ultimi sostengano la necessità che nel caso in cui il volume di traffico reale non corrispondesse a quello previsto, la Regione dovrebbe erogare un contributo pubblico per garantire “l’equilibrio finanziario”. In parole povere si privatizzano i profitti e si socializzano le perdite.
Ma il Piano Economico dell’opera si spinge ben oltre. Infatti, per il nuovo tratto autostradale (una ventina di kilometri) sono previste delle tariffe esorbitanti: 6,50 euro per i veicoli leggeri e 23,80 euro per i veicoli commerciali, con l’obbligatorietà da parte degli automobilisti non residenti e di tutti i mezzi pesanti di viaggiare in autostrada, mentre per l’attuale strada statale 51 sono previsti degli abbassamenti dei limiti di velocità, per “sollecitare” gli stessi automobilisti bellunesi a utilizzare il prolungamento autostradale.
Infine, ciò che rende il progetto, oltre che insostenibile dal punto di vista economico e ambientale, anche un ennesimo affronto alla dignità del territorio bellunese, è la richiesta, presente nella Bozza di Convenzione, di vietare qualsiasi attività in concorrenza con l’autostrada o che potrebbe comunque determinare una diminuzione del bacino della sua utenza. Tradotto significa vietare qualsiasi miglioria sulla viabilità ordinaria, ma anche uno stop a qualunque ipotesi di rilancio della linea ferroviaria. Tre imprese private avranno perciò la possibilità di condizionare le scelte strategiche sulla mobilità all’interno del territorio bellunese, a discapito degli Enti e delle Comunità Locali che verranno ulteriormente espropriate del proprio potere decisionale. Alla faccia dei “paroni a casa nostra”!
Di fronte a tutto questo, molti cittadini e comitati locali si sono già schierati nettamente contro il progetto, proponendo come alternativa il potenziamento della linea ferroviaria e la realizzazione delle circonvallazioni (molto meno costose e impattanti) nelle zone dove attualmente vi sono i problemi di congestione del traffico. Rimane, invece, ancora molto contraddittoria (se non favorevole) la posizione di molti amministratori locali in primis quelli della Lega Nord, tra cui il presidente della Provincia Bottacin pronto a genuflettersi ai diktat provenienti da Venezia.
Links Utili: PAS DOLOMITI
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13/9/2010
Iniziativa creativa del comitato Per Altre Strade Dolomiti, che sabato mattina ha dato vita ad un rallentamento del traffico lungo la strada statale Alemagna 51 in direzione di Longarone (BL). Una trentina di attivisti hanno allestito un finto casello autostradale, un semaforo e posizionato diversi cartelli lungo la carreggiata stradale per inscenare l’inaugurazione del nuovo tratto autostradale che la Regione Veneto assieme a tre imprese private (Grandi Lavori Fincosit, Adria Infrastrutture e Ing. E. Mantovani) vorrebbe realizzare: 21 kilometri da Pian di Vedoia a Caralte al costo di 1200 milioni di euro da racimolare attraverso il sistema del project financing. Gli attivisti muniti di giubbino segnaletico hanno distribuito un volantino informativo agli automobilisti nel quale erano contenute le ragioni della protesta e alcune delle osservazioni presentate agli uffici tecnici della Regione.
Si tratta di un’opera inutile e dannosa, sottolinea il comitato, che va a vantaggio solo dei costruttori, perché, venuto meno lo sbocco verso nord in direzione di Monaco dopo il secco no di Austria e Alto Adige, il prolungamento dell’autostrada non provocherebbe altro che la creazione di un imbuto di traffico nella zona del Cadore, una ventina di kilometri a nord dell’attuale uscita autostradale, con un costo ambientale enorme. Gallerie e viadotti, infatti, attraverserebbero una vallata ai piedi delle Dolomiti, le stesse montagne che hanno appena ricevuto dall’Unesco il titolo di Patrimonio Mondiale dell’Umanità.
Inoltre, il progetto del prolungamento contrasta con le direttive europee che prevedono un progressivo spostamento del traffico merci dalla strada alla rotaia, ed è stato proposto in spregio alla Convenzione delle Alpi che pone il veto ad ogni nuovo attraversamento autostradale della catena alpina.
A queste ragioni, si aggiunge un problema di insostenibilità economico-finanziaria che risulta evidente analizzando i parametri che emergono dagli studi presentati agli Enti Locali. I flussi di traffico stimati, infatti, sono stati calcolati dando per scontato che il prolungamento giungesse fino a Monaco ed è per questo motivo che nella Bozza di Convenzione tra Regione e privati, quest’ultimi sostengano la necessità che nel caso in cui il volume di traffico reale non corrispondesse a quello previsto, la Regione dovrebbe erogare un contributo pubblico per garantire “l’equilibrio finanziario”. In parole povere si privatizzano i profitti e si socializzano le perdite.
Ma il Piano Economico dell’opera si spinge ben oltre. Infatti, per il nuovo tratto autostradale (una ventina di kilometri) sono previste delle tariffe esorbitanti: 6,50 euro per i veicoli leggeri e 23,80 euro per i veicoli commerciali, con l’obbligatorietà da parte degli automobilisti non residenti e di tutti i mezzi pesanti di viaggiare in autostrada, mentre per l’attuale strada statale 51 sono previsti degli abbassamenti dei limiti di velocità, per “sollecitare” gli stessi automobilisti bellunesi a utilizzare il prolungamento autostradale.
Infine, ciò che rende il progetto, oltre che insostenibile dal punto di vista economico e ambientale, anche un ennesimo affronto alla dignità del territorio bellunese, è la richiesta, presente nella Bozza di Convenzione, di vietare qualsiasi attività in concorrenza con l’autostrada o che potrebbe comunque determinare una diminuzione del bacino della sua utenza. Tradotto significa vietare qualsiasi miglioria sulla viabilità ordinaria, ma anche uno stop a qualunque ipotesi di rilancio della linea ferroviaria. Tre imprese private avranno perciò la possibilità di condizionare le scelte strategiche sulla mobilità all’interno del territorio bellunese, a discapito degli Enti e delle Comunità Locali che verranno ulteriormente espropriate del proprio potere decisionale. Alla faccia dei “paroni a casa nostra”!
Di fronte a tutto questo, molti cittadini e comitati locali si sono già schierati nettamente contro il progetto, proponendo come alternativa il potenziamento della linea ferroviaria e la realizzazione delle circonvallazioni (molto meno costose e impattanti) nelle zone dove attualmente vi sono i problemi di congestione del traffico. Rimane, invece, ancora molto contraddittoria (se non favorevole) la posizione di molti amministratori locali in primis quelli della Lega Nord, tra cui il presidente della Provincia Bottacin pronto a genuflettersi ai diktat provenienti da Venezia.
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