Li hanno cercati per anni, nei terreni intorno e perfino nel cortile della fabbrica tessile. E ora pare proprio che li abbiano trovati, i veleni che avanzavano dalla lavorazione dei tessuti. La Procura di Paola, la stessa che ha scoperto la nave dei veleni tossici nei fondali del Tirreno, ha ormai concluso l'inchiesta sui tanti, troppi morti sospetti della Marlane di Praia a Mare, nell'alto tirreno cosentino. Si ipotizza il reato di omicidio colposo dei dipendenti, dovuto alle condizioni di lavoro e all'inquinamento. Gli operai hanno lavorato per anni in ambienti senza aspiratori, in presenza di coloranti a basi diazotabili e anche dell'amianto dei freni dei telai. Almeno 40 i casi di morti per tumore entrati nellinchiesta e sui quali i magistrati non avrebbero più dubbi. Il bilancio delle presunte vittime potrebbe essere anche più alto, visto che, dagli anni '70 in poi, i funerali sono stati sempre più frequenti, comunque più di 40. Tanti altri operai e cittadini di quella zona, almeno un sessantina, soffrono oggi di tumore. La Marlane nacque a metà degli anni '50. Dopo una breve parentesi di gestione IMI, entrò nell'orbita della Lanerossi-ENI e poi divenne di proprietà della Marzotto. Oggi è chiusa e i dipendenti sono tutti in mobilità. Qui si lavorava ogni genere di fibre tessili, soprattutto sintetiche. I problemi sono iniziati quando furono abbattuti i muri di separazione tra i vari reparti, consentendo ai fumi delle sostanze chimiche di coloritura di espandersi dappertutto. Veniva dato solo del latte, per disintossicare gli operai che tossivano. Scarsi, secondo le indagini della procura, i controlli sanitari. Adesso, dopo che sono stati riuniti vari procedimenti, si attende l'emissione di diversi avvisi di garanzia. Lipotesi di reato: omicidio colposo plurimo e inquinamento ambientale.
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