Nell'articolo inviato da Mauro QUI , si sostiene, tra l'altro, che:
La realizzazione delle casse di laminazione (bacini di espansione) che potevano evitare i disastri dell'alluvione di novembre a Caldogno e Vicenza è stata bloccata negli anni scorsi dagli agricoltori appoggiati dai sindaci che poi hanno permesso l'edificazione sui terreni destinati ai bacini.
I soldi a disposizione del genio civile di Vicenza per la manutenzione e pulizia di fiumi e argini sono stati ridotti del 63% (da 1.200.000 a 440.000 euro)tra il 2009 e il 2010.
A fronte di un fabbisogno di 14.000.000 annui per manutenzione ordinaria, i denari destinati dalla Regione Veneto sono stati 6.000.000 nel 2009 e 3.000.000 nel 2010.
Il comune di Sandrigo che esegue manutenzioni accurate e continue di argini e corsi d'acqua (chi conosce la zona, sa bene quanti ce ne siano tra l'Astico e Lupia) ha avuto pochissimi danni.
I danni subiti a Novembre (e che tutti noi pagheremo), sono di molto superiori a quanto avremmo speso con una politica oculata di ordinaria manutenzione.
Insomma, in quel che è successo ci sono delle responsabilità precise della classe dirigente veneta che si affida alle belle speranze e alla forutna (o C...) invece che ad una politica di avveduta e rispettosa pianificazione territoriale.
Alcune considerazioni:
All'indomani dell'alluvione, si è tentato di scaricare la colpa della mancata realizzazione delle casse di laminazione su dei fantomatici comitati di cui nessuno aveva mai sentito parlare.
Dall'articolo si evince che in realtà detti comitati erano lobbies portatrici di interessi economici.
I comitati (quelli veri) dei cittadini , quando portano istanze reali e prive di interessi economici, non vengono mai ascoltati (vedi Autostrada Pedemontana Veneta) dagli amministratori locali, che conocono solo la antiquata politica di espansione edilizia e "sviluppo del cemento" praticata da 60 anni in qua.
Questi amministratori, ma anche questi amministrati che non si oppongono a tale modello, si rendono conto del danno fatto, solo quando è troppo tardi e non resta che piangere.
P.S.
Le ore di lavoro, i mezzi utilizzati, le risorse spese per riparare i danni dell'alluvione, vengono conteggiate nelle statistiche economiche e pertanto contribuiscono a far cescere il PIL. ne consegue che la catastrofe naturale è una forma di ricchezza. Una forma di pazzia che solo gli economisti potevano inventare.
Libera Nos a Malo
La realizzazione delle casse di laminazione (bacini di espansione) che potevano evitare i disastri dell'alluvione di novembre a Caldogno e Vicenza è stata bloccata negli anni scorsi dagli agricoltori appoggiati dai sindaci che poi hanno permesso l'edificazione sui terreni destinati ai bacini.
I soldi a disposizione del genio civile di Vicenza per la manutenzione e pulizia di fiumi e argini sono stati ridotti del 63% (da 1.200.000 a 440.000 euro)tra il 2009 e il 2010.
A fronte di un fabbisogno di 14.000.000 annui per manutenzione ordinaria, i denari destinati dalla Regione Veneto sono stati 6.000.000 nel 2009 e 3.000.000 nel 2010.
Il comune di Sandrigo che esegue manutenzioni accurate e continue di argini e corsi d'acqua (chi conosce la zona, sa bene quanti ce ne siano tra l'Astico e Lupia) ha avuto pochissimi danni.
I danni subiti a Novembre (e che tutti noi pagheremo), sono di molto superiori a quanto avremmo speso con una politica oculata di ordinaria manutenzione.
Insomma, in quel che è successo ci sono delle responsabilità precise della classe dirigente veneta che si affida alle belle speranze e alla forutna (o C...) invece che ad una politica di avveduta e rispettosa pianificazione territoriale.
Alcune considerazioni:
All'indomani dell'alluvione, si è tentato di scaricare la colpa della mancata realizzazione delle casse di laminazione su dei fantomatici comitati di cui nessuno aveva mai sentito parlare.
Dall'articolo si evince che in realtà detti comitati erano lobbies portatrici di interessi economici.
I comitati (quelli veri) dei cittadini , quando portano istanze reali e prive di interessi economici, non vengono mai ascoltati (vedi Autostrada Pedemontana Veneta) dagli amministratori locali, che conocono solo la antiquata politica di espansione edilizia e "sviluppo del cemento" praticata da 60 anni in qua.
Questi amministratori, ma anche questi amministrati che non si oppongono a tale modello, si rendono conto del danno fatto, solo quando è troppo tardi e non resta che piangere.
Questa terra è la mia terra, ma questi amministratori non mi rappresentano.
P.S.
Le ore di lavoro, i mezzi utilizzati, le risorse spese per riparare i danni dell'alluvione, vengono conteggiate nelle statistiche economiche e pertanto contribuiscono a far cescere il PIL. ne consegue che la catastrofe naturale è una forma di ricchezza. Una forma di pazzia che solo gli economisti potevano inventare.
Libera Nos a Malo
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