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30 marzo 2011

Come smaltire i fanghi delle concerie?

Nel distretto della concia dell'ovest vicentino rischia di scoppiare una bomba ambientale. Se ne parla in un incontro organizzato dall'associazione «No alla centrale» a Montecchio Maggiore per la sera di giovedì 31 marzo. Dopo il sistema di corruzione ed evasione svelato dalle inchieste della procura di Vicenza che interessano numerose aziende del distretto, a preoccupare ora è il prossimo esaurimento delle discariche dove vengono stoccati i fanghi risultanti dalla lavorazione delle pelli.

L'Ato che riunisce 13 comuni della valle del Chiampo ha nominato una commissione preposta a valutare la fattibilità di un impianto di smaltimento dei fanghi, ma ancora prima di partire si è creata una spaccatura: Montecchio Maggiore, comune a guida leghista e dove si ventilava avrebbe potuto trovare spazio il nuovo impianto, non ha partecipato alla votazione. Altri tre comuni si sono astenuti. E' contrario anche l'ex sindaco del Pd Scalabrin, mentre spingono per il nuovo impianto il sindaco Giorgio Gentilin di Arzignano [Pdl] e gli imprenditori locali.
Una commissione tecnica d'altra parte aveva già scartato l'ipotesi inceneritore nel 2009, e infatti nessuno parla esplicitamente di incenerimento, oggi. La nuova commissione ha deciso di verificare cinque diversi progetti definiti «sperimentali» con processi di gassificazione e pirulisi [decomposizione di materiali organici tramite calore in assenza di ossigeno]. Niente fuoco e fiamme, insomma, ma sempre di trattamento termico si tratta. I sospetti sono acuiti dal fatto che la nuova amministrazione arzignanese ha abbandonato il percorso partecipativo intrapreso dalla precedente giunta di centrosinistra, che aveva appunto escluso la soluzione inceneritore.

Attualmente - come ha riferito alla stampa locale il presidente di Acque del Chiampo Renzo Marcigaglia [che è anche imprenditore edilie e padre di un assessore della giunta di Arzignano] - i fanghi tossico-nocivi sono smaltiti in 9 discariche, ognuna delle quali contiene 500 mila metri cubi di fango. Dietro a questo scontro politico si cela una domanda di fondo: quanto è ancora sostenibile ambientalmente la «monocoltura» della concia, che in un territorio di 130 km quadrati concentra 765 aziende [dato 2007] con 10 mila addetti, producendo il 20% della produzione nazionale di pelli?

«Le continue e contradditorie notizie apparse ultimamente sulla stampa sul tema del trattamento dei fanghi conciari e il contrasto tra amministrazioni comunali dell’ovest vicentino stanno creando grande allarme, ma soprattutto grande confusione - afferma l'associazione «No alla centrale» - 
Come Associazione, preoccupati per questo clima che si è venuto a creare, ci sentiamo in dovere di organizzare un incontro pubblico nel quale saranno invitati tutti gli amministratori locali provinciali e regionali, le categorie economiche, il Presidente dell’Ato, il Presidente della Conferenza dei Sindaci dell’Ulss Ovest Vicentino per fare chiarezza su un tema così delicato e pericoloso».

L'incontro si terrà giovedì 31 marzo alle ore 20.45, alla sala civica Corte delle filande di Montecchio Maggiore [Vi] LEGGI QUI.

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