Vedo due punti rilevanti di cui parlare dopo i festeggiamenti:
1) Due parole consecutive irrompono vincenti nel lessico e nel sentire collettivo: “beni comuni”.
Questo semplice fatto allarga il cuore degli attivisti dei comitati che hanno contribuito al formarsi di una “coscienza diffusa”, cioè di un pensiero condiviso e consapevole.
Noi infatti non vogliamo parlare sempre e solo del singolo tema che ci caratterizza e ci dà forma di volta in volta (acqua, nucleare, territori, rifiuti, autostrade ecc.) . Per noi il singolo problema è l’occasione per riflettere sui modelli sociali, culturali ed economici e cercare e proporre alternative. La valorizzazione e la difesa del bene comune sono da sempre tra i nostri temi di confronto e di azione. Che se ne parli così diffusamente e soprattutto che questo concetto sia entrato nel lessico e nel sentire comune ci sprona a proseguire tanto quanto il risultato dei referendum.
2) I vertici dei partiti di “opposizione” sono stati dapprima spiazzati e poi costretti ad appoggiare il movimento referendario.
Il movimento, nel proprio cammino, ha saputo attirare simpatie e coinvolgere persone di movimenti preesistenti e/o paralleli, persone politicamente inattive, persone appartenenti alla “società civile” e anche una parte della base dei partiti di cui sopra.
E sono state queste persone, unite al calcolo politico dei vecchi marpioni, che hanno spinto le dirigenze ad appoggiare i referendum.
Ci sono mille obiezioni che si possono fare su questo, ma sinceramente non sono rilevanti.
Il punto fondamentale è che un numero sufficientemente ampio di persone che si muove in una direzione, costringe i partiti ad uscire dalle sabbie mobili per prendere posizione. Chi non lo ha fatto (PDL e Lega) ha, di fatto, perso voti e peso politico (ossia ha fallito la propria missione).
Se adesso in TV vogliono dire di essere i vincitori, dovremmo preoccuparci? Io penso di no perchè le persone sanno da chi è partito il movimento e chi ha tirato la carretta. Coloro che sono andati a votare anche contro le indicazioni dei partiti per cui avevano votato, hanno dimostrato che non bisogna fare le persone meno intelligenti di quanto sono.
I referendum sono stati la dimostrazione di una pratica possibile, se si sanno trovare le parole giuste e i giusti modi.
Da qui in poi dobbiamo fare anche meglio.
G3RT 15.06.2011
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