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05 luglio 2011

Veneto City fa il greenwash, ma il mostro di cemento rimane

Non è sfuggito a CAT l’arrivo in Provincia del Masterplan di Veneto City e il susseguirsi frenetico di incontri a porte chiuse tra Comuni, Provincia di Venezia, Regione Veneto e proponenti. Il sospetto che si voglia mettere i cittadini di fronte al fatto compiuto e arrivare alla chetichella all’accordo di programma è più che fondato.


Il progetto aveva già ripreso quota poco prima di Natale, quando è stata presentata agli amministratori di Dolo e Pianiga l’ultima versione del cosiddetto Polo del Terziario avanzato. L'ing. Endrizzi e l’arch. Cucinella questa volta si sono dati un gran da fare: nel masterplan sono quasi sparite le relazioni tecniche e i dati sui flussi di traffico, ma in compenso si fa grande uso di foto ad effetto. Insomma a prima vista un progetto all’insegna del “verde” [leghista?] e della vivibilità. Ma in realtà si scopre che la superficie occupata è pari a quasi due milioni di mq e quella urbanizzata supera abbondantemente il milione di metri quadrati. Quanto al verde, questo è relegato lungo l’autostrada e la ferrovia, su terreni che non rientrano negli ambiti dei progetti norma 4 e 5 attuali [i quali prevedono la costruzione di non più di 200.000 mq. di capannoni], così come non vi rientra parte della viabilità prevista. Si può quindi affermare che, per molti versi, il progetto è anche uno straordinario esempio di uso privato di un bene pubblico.

Qualche dato: 408.000 mq. per showrooms, centro congressi e fiera [sette volte la fiera di Padova], 225.000 mq per istituzioni finanziarie, 100.000 mq per negozi e centri commerciali [10 volte Auchan di Mestre], 72.500 mq per hotels [pari a 70 alberghi-tipo della Riviera del Brenta], 110.000 mq per cinema, palestre, 117.500 mq per università.
L’area destinata a parcheggio, prevalentemente interrato, con 425.000 mq [60 campi da calcio] è quasi pari all’intera originaria area dei progetti norma 4 e 5 del Comune di Dolo. Su questa superficie sono previsti 37.000 posti auto; il che significa che occorre moltiplicare almeno per 2 se non per 3 lo stesso numero per avere il quantitativo di auto che arriveranno e partiranno ogni giorno da VC: da 70.000 a 100.000. Una questione, quella della viabilità, non di poco conto visto che ad assolvere il compito di smistare il traffico all’interno di Veneto City saranno 4 rotonde [di cui 2 già esistenti] dislocate sul sedime della bretella che da Casello 9 lungo la Brentana portava al casello di Roncoduro.

Insomma CAT non si fa abbagliare dagli effetti speciali e intende smascherare quella che è e rimane una speculazione immobiliare in grande stile dalle enormi ricadute ambientali e socio-economiche su tutto il territorio della Riviera del brenta e del Miranese.
CAT, preoccupato da questa improvvisa accelerazione e soprattutto dal silenzio quasi “omertoso” che circonda l’affare Veneto City, denuncia il comportamento inaccettabile delle istituzioni, soprattutto della Sindaca leghista Manuela Gottardo, che in campagna elettorale aveva più volte sbandierato l’importanza del coinvolgimento degli abitanti e della tutela del territorio.

Veneto City non è inserito in Legge Obiettivo e inoltre non c’è nessuna norma che vieta di rivedere le destinazioni d’uso contenute nei Piani Norma 4 e 5 del PRG di Dolo. Le due amministrazioni rivierasche hanno una responsabilità enorme: se vogliono possono dire di NO e bloccare fin da subito questa cementificazione devastante; se invece daranno il loro assenso, allora diranno di sì anche ad altre due opere strettamente connesse, la Camionabile e la Romea Commerciale [con innesto a Roncoduro].

Svendere il territorio in cambio degli introiti derivati dall’ICI e dagli oneri di urbanizzazione non risolve i problemi di bilancio ma anzi li aggrava, perché non vengono mai considerate le ingenti somme di denaro pubblico spese per fronteggiare i disastri dovuti alla cementificazione: la recente alluvione in Veneto dovrebbe insegnare qualcosa.
Se proprio c’è bisogno di nuovi centri direzionali/commerciali, si faccia un investimento strategico sulle aree dimesse di Porto Marghera bonificandole e riqualificandole, invece di perseverare nella distruzione di un territorio già ampiamente ferito. Per la Riviera e il Miranese si punti invece sul recupero ambientale, sulla salvaguardia del commercio e dei servizi locali, sul turismo di qualità, e sulla valorizzazione del patrimonio storico-paesaggistico a cominciare dalla creazione di un grande Parco del Graticolato.

CAT Comitati Ambiente e Territorio

Fonte Carta EstNord

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