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30 dicembre 2011

Non abbassiamo la guardia

La notizia che il TAR del Lazio ha dichiarato illegittima la nomina del Commissario Straordinario per la realizzazione della Autostrada Pedemontana Veneta, conferma quanto sostenuto dai Comitati, cioè che l’’emergenza traffico’ in base a cui è stato nominato il Commissario Straordinario era inconsistente e si trattava di uno strumento volto ad aggirare le leggi esistenti per dare avvio all’opera a tutti i costi e senza perfino le necessarie verifiche ambientali e le possibilità di ricorso.

Con questo modo di procedere siamo al di fuori della stessa legalità, il che si dimostra continuamente, per esempio sul fatto che non viene permesso di consultare il progetto dell’opera. Su questo è stato presentato un esposto al Consiglio d’Europa.

Questa è una boccata di ossigeno e di speranza per tutti quelli (comitati, cittadini e associazioni) che hanno a cuore la salute dei cittadini e il territorio veneto e, in varie forme, negli anni hanno tenuto vivo il no a quest'opera inutile e devastante per il territorio e le finanze pubbliche.

La partita però non è ancora chiusa.

La regione infatti chiederà al Consiglio di Stato la sospensiva della sentenza del TAR del Lazio, in modo da poter partire con i cantieri.

E' importante non abbandonare la mobilitazione e anzi, oggi più di prima sostenerla.

Festeggiamo dunque, per ora, ma non abbassiamo la guardia, vigiliamo e controlliamo che non una pietra si muova nei cantieri aperti (definiti "preliminari" dalla stampa locale! vedi foto) e nessun nuovo fronte venga aperto.
leggi:'ci stanno provando?'

Natale 2011.

Da una decina di giorni
, le prime ruspe e scavatori delle ditte che si spartiscono l’appalto per la costruzione dell’autostrada Pedemontana Veneta sono freneticamente impegnate a scavare (?) il solco principale del futuro tracciato di asfalto che collegherà Montebello a Spresiano.
I cingoli e le benne non stanno, però, lavorando nel punto in cui Zaia e co. attraverso il solito teatrino di propaganda politica), hanno posato la fatidica prima pietra.

I lavori, quelli veri, sono iniziati in un luogo più defilato. Sembra quasi ci sia l’intenzione di nasconderli a sguardi indiscreti. Forse sono preoccupati che l’opinione pubblica si possa rendere conto concretamente di quale disastro ambientale si sta abbattendo sull’alta pianura veneta?




Parrebbe di sì a una veloce occhiata delle prime immagini che girano sul web.
Fotogrammi che non lasciano dubbi di sorta.

Quelle che si vedono non sono immagini di lavori di ampliamento /ricostruzione di una strada (la Nuova Gasparona) che dovrebbe essere trasformata in superstrada per le urgenze viabilistiche locali. Purtroppo sono foto che documentano cosa sia, di fatto, questa nuova strada: una regalia della classe politica alla lobby dei progettisti/costruttori/gestori di strade a pagamento, in cui il territorio è, ancora una volta, vittima sacrificale di un modello di sviluppo insostenibile


Attraverso il raggiro politico-clientelare del project-financing, gli ultimi angoli di campagna, salvati dall’urbanizzazione selvaggia del secolo scorso, sono stati consegnati ad un gruppo di privati che cercheranno di trarre il massimo del profitto: costi quel che costi!
Non solo cancellando aree agricole che sono parte dell’identità stessa dei veneti, ma predisponendo anche le condizioni per futuri incalcolabili danni ambientali.
Il più grave dei quali è già in via di realizzazione fin dalle prime ore di apertura del cantiere della Pedemontana: la manomissione del delicato sistema di ricarica delle falde acquifere che alimentano gli acquedotti utilizzati per l’approvvigionamento idrico quotidiano di quasi un milione di cittadini.


La gran parte del percorso della nuova autostrada interseca l’area di ricarica della falda acquifera. Nei pressi di via Contralonga, nel comune dia Montecchio Precalcino, il tracciato impedisce materialmente la continuazione di un importante progetto per la ricarica artificiale della falda acquifera. Accade che centinaia di migliaia di euro, l’impegno pluriennale di svariati enti pubblici, nonché dei tecnici dell’Università di Padova saranno per sempre vanificati.
A quanto pare gli interessi della potente lobby dell’asfalto e del pedaggio autostradale sono prioritari rispetto a quelli della tutela di un bene comune primario quale l’acqua potabile.


Non solo questa superstrada impedirà che dieci milioni di metri cubi di acqua piovana possano raggiungere la falda e garantire un sicuro approvvigionamento idrico per gli acquedotti, ma funzionerà pure da collettore delle tonnellate di sostanze inquinanti rilasciate dagli oltre 25 mila? 40 mila? veicoli previsti in transito lungo questa nuova arteria stradale.
E, per quanti sistemi di depurazione si dovessero installare, gran parte di queste sostanze andrà a finire nel sottosuolo.



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