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21 gennaio 2012

Le famose opere collaterali alla Pedemontana Veneta

Incontro lunedì al Quirinale con la fondazione Villa Emo.
Un impatto maggiore di Veneto City per la nuova area industriale che minaccia la dimora trevigiana

Andrea Palladio, si mise all’opera per realizzare l’imponente ed elegante villa Emo, tutt’attorno il Cinquecento trevigiano esplodeva di bellezza. Campi, alberi, i colli sullo sfondo, strade sterrate. Oggi parte di quel paesaggio rurale è oggetto di un dibattuto progetto per la realizzazione di un polo agro-industriale, a Barcon di Vedelago: 94 ettari di cemento e acciaio e un casello della Pedemontana, altra colata d’asfalto sull’erba. Comitati e associazioni si battono da mesi per sensibilizzare le autorità chiedendo di fermare il progetto, trovando alte e sorde mura; ma in questi giorni la Fondazione Villa Emo è riuscita ad attirare l’attenzione del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Una delegazione sarà ricevuta al Quirinale lunedì mattina, per portare una testimonianza preoccupata e un ultimo disperato appello per salvaguardare un angolo di Marca.

Il polo di Barcon, frazione di Vedelago prevede la realizzazione di un macello (il più grande del Nordest, forse d’Europa) e di una cartiera su un’area di circa 94 ettari di terreno, pari a 180 campi da calcio. Numeri da capogiro, maggiori anche di quelli di Veneto City (la grande area nei dintorni di Dolo), che ha recentemente avuto il via libera dalla Regione. I proprietari dell’area hanno rinunciato a una parte del complesso che doveva essere realizzato, quella commerciale, puntando sull’ambito produttivo e industriale. Una «mostruosità - lo definisce il presidente della Fondazione, Nicola Di Santo - un progetto senza futuro e senza lungimiranza. Ci battiamo contro interessi forti, intrecci di economia e politica che muovono ingenti capitali, ma l’interesse paesaggistico, la tutela del territorio e una crescita sostenibile valgono di più di qualsiasi interesse speculativo non compatibile con l’ambiente». Villa Emo, a Fanzolo di Vedelago, splendida villa palladiana, dal 1996 è patrimonio dell’umanità e tutelata dall’Unesco, come anche il paesaggio che la circonda. Poco distante c’è quel che rimane di villa Pola, realizzata nel Settecento dall’architetto veneziano Giorgio Massari: una monumentale barchessa circondata da campi, in un contesto libero da insediamenti, ma scelto per ospitare il polo industriale di Barcon.

«E’ riconosciuta come zona agricola di pregio, tessera costruttiva del paesaggio tipico della campagna trevigiana, come può contemplare un progetto simile? - sottolinea Di Santo -. Non chiediamo la stessa tutela, ma attenzione per il nostro patrimonio ambientale. Se non interverremo in tempo, il territorio e i rapporti civili cambieranno in modo così radicale da renderci tutti estranei alle sorti del territorio e delle generazioni future". La lettera della Fondazione è stata spedita il 19 dicembre.

La risposta è partita da Roma il 23. «Il Capo dello Stato ha ricevuto la sua lettera relativa alla situazione venutasi a creare a Barcon di Vedelago -scrive il professor Louis Godart, consigliere per la Conservazione del Patrimonio Artistico-. Sarei lieto di potervi incontrare in Quirinale per poter valutare insieme a voi le azioni da intraprendere onde consentire di salvaguardare l’integrità di un territorio di rara bellezza». «E’ più facile parlare con il Presidente della Repubblica che con il sindaco» chiude amaramente Di Santo.

La vicenda è stata finora trattata con risvolti economici e politici: il dibattito ruota attorno al cambio di destinazione d’uso del terreno agricolo su cui si vorrebbe erigere il polo industriale. La Lega Nord guida l’amministrazione comunale di Vedelago con il sindaco Quaggiotto (che si chiude in un secco «no comment » da mesi), la Provincia e la Regione: il partito ha aperto un serrato dibattito interno per definire una posizione ufficiale in merito, ancora senza esiti. Ma saranno proprio i tre enti l’ago della bilancia. L’ente provinciale riunirà commissioni e consiglieri per valutare pro e contro dell’iniziativa, per dettare linee guida comuni nelle scelte di natura urbanistica. Ma ora che la questione ha preso una piega di natura culturale e di tutela paesaggistica, l’intervento di Napolitano potrebbe essere decisivo per le sorti di Barcon.

fonte Corriere del Veneto

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