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27 dicembre 2012

Considerazioni sulla gestione delle acque di dilavamento del manto stradale dell'APV.

Numerosi studi condotti in diversi Paesi hanno evidenziato che le acque meteoriche di dilavamento provenienti dalle pavimentazioni delle strade urbane ed extraurbane, nonché delle loro aree di pertinenza (aree a parcheggio, aree di servizio, aree di caselli a pedaggio, ecc.) sono molto contaminate e possono determinare un rilevante impatto negativo sulla qualità del corpo idrico ricettore.. 


In Italia, in assenza di una normativa che disciplini la materia delle acque di dilavamento stradali la quasi totalità di tali acque è raccolta e canalizzata verso i ricettori superficiali o, in alternativa, infiltrata nelle opere di canalizzazione in terra contigue alla sede stradale. Nel caso dell'Autostrada Pedemontana Veneta lo smaltimento viene attuato con lo sversamento nei corsi d'acqua, torrenti, fiumi, canali, ma anche direttamente nella falda acquifera sottostante attraverso pozzi o trincee disperdenti.


Ove ciò non fosse sufficiente sono previsti dei bacini (dei veri e propri laghetti) con il fondo permeabile che permettono di accumulare le acque reflue e lentamente fatte filtrare nel sottosuolo. In alcuni casi viene separata l'acqua di prima pioggia (i primi 5 millimetri caduti che vengono filtrati da un apposito impianto) e l'acqua di seconda pioggia (quella successiva che viene smaltita direttamente senza filtraggio). 


La zona attraversata dalla Pedemontana Veneta rientra nel bacino scolante della Laguna di Venezia. Il magistrato delle acque della Laguna ha dichiarato che in caso di eventi atmosferici rilevanti (come la maggior parte di quelli verificatisi ultimamente) non c'è differenza di apporto di inquinanti tra le acque di prima e di seconda pioggia. Quando non è possibile la separazione (ed i casi sono molti) l'acqua deve essera raccolta in apposite cisterne e smaltite (non si sa bene come) ogni 48 ore. Nella relazione idraulica redatta da SIS, il consorzio che ha effettuato la progettazione e sta realizzando l'opera, è presente un elenco dei ricettori delle acque di dilavamento in cui compaiono i fiumi, i torrenti e le rogge del nostro territorio. 


Nei nostri corsi d'acqua e nella falda acquifera a cui attingono circa un milione di persone finiscono sia gli inquinanti raccolti nel dilavamento dell'atmosfera che quelli depositati sul manto stradale. Nel periodo tra maggio e settembre 1996 è stata fatta un'analisi sia quantitativa che qualitativa delle acque di dilavamento di una strada ad elevato traffico veicolare a Genova. 

Questo è l'elenco delle sostanze trovate e la loro provenienza: 


A tutti questi elementi bisognerebbe aggiungere gli sversamenti che possono verficarsi in caso di incidenti in cui sono coinvolti mezzi pesanti che trasportano sostanze pericolose, tossiche, idrocarburi ecc.


Alla luce di questi fatti la Corte di Cassazione nel settembre 2005 ha emesso una sentenza che mette un po' d'ordine alla questione, cioè ha definito che le acque reflue di dilavamento del manto stradale sono da considerarsi come rifiuto, e come tale va trattato.


Pertanto tutta l'acqua che cade sul manto stradale, sui piazzali, sulle aree di servizio, sulle pertinenze dei caselli deve essere opportunamente trattata o correttamente smaltita in quanto viene a contatto con sostanze inquinanti.


E' evidente che tutto il progetto di gestione e di trattamento delle acque reflue di dilavamento non è stato opportunamente concepito ed è quindi da rivalutare. 

Non è ammissibile che un'infrastruttura di questo tipo, con un traffico stimato di 50.000 veicoli al giorno non sia dotata di tutte le necessarie precauzioni atte a prevenire possibili disastri ecologici.


Non è ammissibile che si sia progettata un'opera che corre per 59 chilometri in trincea profonda in un territorio ad elevato rischio idrogeologico, che in alcuni punti si abbassi al di sotto del livello di falda tanto da dover prevedere dei semafori "intelligenti" che blocchino il traffico in caso di inondazione. 


Sull’argomento, il nostro comitato ha presentato le opportune osservazioni presso il Ministero dell’Ambiente e presso gli uffici competenti della Regione Veneto.
 

Per quanto ci è dato sapere (Giornale di Vicenza 14/12/2002) i risultati esperiti sono:

  1. Viene previsto il trattamento delle prime piogge che cadono sull'asfalto, a protezione delle falde. (cioè non cambia niente rispetto a prima delle osservazioni ndr)
     
  2. Dovrà inoltre essere redatto un «piano di intervento specifico, concordato con Arpav, in caso di incidenti che coinvolgano mezzi con prodotti infiammabili/tossici o inquinanti, con particolare attenzione all'impatto» su corsi d'acqua e suolo. (cioè speriamo in bene perché ad oggi non v’è nulla di definito)

Ne traiamo l’ennesima lezione:


Le istituzioni sono sorde alle istanze dei cittadini.

I nostri amministratori, che stanno in posti di potere da venti anni lautamente pagati con i soldi delle nostre tasse, fanno quel che vogliono senza rispondere a nessuno.


CDST No Pedemontana
27 dicembre 2012

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