VENEZIA - I nomi ci sono e sono nomi importanti. Ci sono un paio di ex ministri. E i vertici di importanti imprese nel settore edile. Ma anche l’ex segretario di un ex ministro già finito nei guai ai tempi della Tangentopoli veneta, quella del 1992.
I nomi ci sono, ma sono talmente "grossi" che, per ogni nome pronunciato da Baita, si stanno facendo tonnellate di riscontri. Il pm Stefano Ancilotto va con i piedi di piombo. Ma nonostante i verbali di Baita siano stati secretati, i nomi cominciano a filtrare e alcuni dei futuri indagati hanno già preso contatto con gli avvocati. Ma per uno che sa già di essere nel mirino, ce ne sono dieci che si aspettano il peggio e solo chi ha un seggio in Parlamento per ora è un po’ più tranquillo dal momento che la Procura deve mandare tutte le carte a Roma e serve l’autorizzazione a procedere. Tutti gli altri invece temono le manette. E dunque c’è grande movimento di avvocati più o meno illustri attorno alle aziende che hanno lavorato alle grandi opere del Veneto dell’era Baita. E se Baita ha deciso di parlare - e non ci sono dubbi - resta solo da vedere fino a che punto parlerà e chi coinvolgerà. Finora ha fatto interrogatori "selettivi", chiarendo con meticolosa precisione il sistema degli appalti. Ha spiegato che per ottenere gli appalti pubblici non c’è altro sistema che pagare i partiti. Ha spiegato che pagano tutti. E per tutto. Ed ha acceso un riflettore su alcuni appalti importanti e su uno importantissimo. Per adesso la Procura si sta occupando di questo appalto "importantissimo", che chiama in causa alcuni tra i nomi più importanti delle aziende e della politica nazionale. Si tratta di un’opera totalmente finanziata dallo Stato, la più grande - e la più discussa - che sia mai stata realizzata.
Nella "selezione" fatta da Baita sono già finiti i vertici delle imprese che lavorano a questa grande opera. A cominciare dall’uomo che da sempre guida la cordata che si è aggiudicata questo appalto miliardario. Ma poi c’è tutto il resto. E se è vero quel che sostiene Baita e cioè che tutti gli appalti pubblici sono "mazzettati", allora la Procura di Venezia vorrà andare a vedere con Baita appalto per appalto, commessa per commessa. Il lavoro, dunque, è solo all’inizio dal momento che la Mantovani, di cui Baita era il supermanager, solo a Venezia ha partecipato alla costruzione di tutto e di più (Mose, nuovo ospedale di Mestre, parco di San Giuliano, tramvia, mega insediamento di via Torino). Ma in vent’anni la Mantovani ha vinto appalti dappertutto. Partecipa all’Expo di Milano 2015 per lavori pari a 165 milioni di euro.
I nomi ci sono, ma sono talmente "grossi" che, per ogni nome pronunciato da Baita, si stanno facendo tonnellate di riscontri. Il pm Stefano Ancilotto va con i piedi di piombo. Ma nonostante i verbali di Baita siano stati secretati, i nomi cominciano a filtrare e alcuni dei futuri indagati hanno già preso contatto con gli avvocati. Ma per uno che sa già di essere nel mirino, ce ne sono dieci che si aspettano il peggio e solo chi ha un seggio in Parlamento per ora è un po’ più tranquillo dal momento che la Procura deve mandare tutte le carte a Roma e serve l’autorizzazione a procedere. Tutti gli altri invece temono le manette. E dunque c’è grande movimento di avvocati più o meno illustri attorno alle aziende che hanno lavorato alle grandi opere del Veneto dell’era Baita. E se Baita ha deciso di parlare - e non ci sono dubbi - resta solo da vedere fino a che punto parlerà e chi coinvolgerà. Finora ha fatto interrogatori "selettivi", chiarendo con meticolosa precisione il sistema degli appalti. Ha spiegato che per ottenere gli appalti pubblici non c’è altro sistema che pagare i partiti. Ha spiegato che pagano tutti. E per tutto. Ed ha acceso un riflettore su alcuni appalti importanti e su uno importantissimo. Per adesso la Procura si sta occupando di questo appalto "importantissimo", che chiama in causa alcuni tra i nomi più importanti delle aziende e della politica nazionale. Si tratta di un’opera totalmente finanziata dallo Stato, la più grande - e la più discussa - che sia mai stata realizzata.
Nella "selezione" fatta da Baita sono già finiti i vertici delle imprese che lavorano a questa grande opera. A cominciare dall’uomo che da sempre guida la cordata che si è aggiudicata questo appalto miliardario. Ma poi c’è tutto il resto. E se è vero quel che sostiene Baita e cioè che tutti gli appalti pubblici sono "mazzettati", allora la Procura di Venezia vorrà andare a vedere con Baita appalto per appalto, commessa per commessa. Il lavoro, dunque, è solo all’inizio dal momento che la Mantovani, di cui Baita era il supermanager, solo a Venezia ha partecipato alla costruzione di tutto e di più (Mose, nuovo ospedale di Mestre, parco di San Giuliano, tramvia, mega insediamento di via Torino). Ma in vent’anni la Mantovani ha vinto appalti dappertutto. Partecipa all’Expo di Milano 2015 per lavori pari a 165 milioni di euro.
sabato 15 giugno 2013
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