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27 giugno 2010

Davide e Golia

Un accurato filmato che illustra il dramma degli abitanti di San Pietro in Rosà

[Siamo una piccola frazione del Comune di Rosà – a sud di Bassano del Grappa - che si ribella alla costruzione abusiva di un complesso industriale a ridosso delle nostre case. Un complesso di 140.000 mq - che chiameremo PIP49 - destinati alla costruzione di varie attività tra le quali spicca principalmente una Zincheria per la quale non esistono legali concessioni edilizie. Dall'agosto 2002 in battaglia contro l'inquinamento e violazioni ambientali di una zincheria]


Perché la protesta diventa un presidio

- L’ 8 agosto del 2002 la forza delle braccia e la volontà di uomini e donne del paese innalzano il primo presidio di S. Pietro – parlo di primo perché successivamente sarà dichiarato abusivo (???) e saremo costretti ad obbedire ad un’ordinanza comunale per poi spostarlo qualche metro più vicino.

Lottiamo contro l’abuso di potere della nostra amministrazione comunale che non solo non tutela il suo cittadino ma non ha il tempo di ascoltarlo. Nasce formalmente la protesta univoca di chi non sopporta più il perbenismo contro chi falsamente fa passare un tale scempio per una risorsa industriale dedita allo sviluppo.

Un sito archeologico Romano di demanio statale distrutto negli scavi.

- L’amministrazione ha finto persino di non vedere cos’è andato distrutto del patrimonio archeologico che era presente nell’ area dove ora spiccano altissime le colonne di cemento della vergogna. Essenze arboree rare e protette, antiche vie alberate, rogge storiche e ritrovamenti sotterranei spazzati per la costruzione di 8.000 mq di parcheggi.

Rilevamento sostanze altamente tossiche nel terreno.

Vi racconteremo come una zincheria ancora in costruzione riesca ad essere altamente tossica prima ancora di iniziare l’attività. Come? Semplicissimo, usando la superficie terrena per scaricarvi i rifiuti tossici di altre attività. Le analisi dichiarano alta concentrazione di cadmio zinco e ferro nel terreno. Tutte sostanze che ritroveremo noi e i paesi vicini nelle acque delle famosissime risorgive del nostro sottosuolo.

Ad oggi caro lettore, a distanza di oltre due anni di protesta a suon di querele e ricorsi ai tribunali – peraltro vittoriosi per noi – la situazione non cambia.

Le sentenze di sequestro del cantiere della Zincherai e l’immediato ordine di blocco verranno presi in considerazione per qualche istante, un po’ come se quello del giudice non venisse mai ritenuto un ordine ma un parere di un uomo qualunque.

Non riusciamo più a capire a chi davvero ci si deve rivolgere per far rispettare una legge che sulle righe ci rende merito ma nessuno e’ tanto forte da fermarne l’attività.

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