Siamo stati sollecitati da alcune persone appartenenti al CDST (Comitati difesa salute e territorio – No Pedemontana) ad assumere posizione rispetto alle dichiarazioni di Franco Miller sul corriere del veneto del 10.2.2012.
Abbiamo letto l'articolo in questione e ci siamo resi conto che qualsiasi risposta a lui e a chi ragiona in quel modo è inutile. Ci viene voglia di non sprecare nemmeno un secondo per parlare con chi è evidentemente sordo e cieco ma, purtroppo, non muto.
Ciononostante la curiosità ha il sopravvento.
Franco Miller, chi è costui? A che titolo parla di pedemontana veneta?
Cerchiamo notizie e le troviamo sul sito di confindustria veronese.
Dunque questo signore è vicepresidente di Confindustria VR e referente per le infrastrutture per Confindustria Veneto.
Questo per ora ci basta e ci fa capire che o questo signore vive fuori dal tempo e dalla realtà oppure " ci fa".
Nell’articolo, Miller ragiona come tutti i boiardi regionali e di stato che continuano a raccontare bugie sulla grande utilità della SPV (e per estensione di tutte le devastanti grandi opere infrastrutturali).
Egli espone ragionamenti che contraddicono la realtà dei fatti ma soprattutto che sono superati da almeno quindici anni di "globalizzazione" e da cinque di crisi profonda dell'economia.
E’ infatti evidente a chiunque non abbia le fette di salame sugli occhi o eventuali interessi da difendere che la crisi che oggi attraversiamo è strutturale, sistemica e non passeggera e che il modello in cui siamo stati immersi per decenni non regge più.
La classe dirigente attuale, (governo Monti incluso, giacché Monti e i suoi ministri fanno parte dell'establishment da sempre) è stata ed è responsabile di questa situazione a livello mondiale, europea, nazionale e locale.
Tutti hanno giocato al “facciamo finta di niente”, a "mosca cieca" e oggi a "scaricabarile".
Gli economisti, grandi profeti del giorno dopo non sono stati capaci di capire un concetto semplicissimo, ossia che nessun sistema basato su risorse finite può espandersi all'infinito.
E mentre loro "non capivano" e nei loro convegni in ville storiche su laghi o in alberghi iper lussuosi in luoghi che il novantanove percento di noi non vedrà mai, parlavano dei massimi sistemi tra un calice di prosecco e uno di champagne, le nostre industrie delocalizzavano, la campagna si riempiva di buche per "cavare" la ghiaia, il territorio veniva cementificato, nuovi centri commerciali sempre più inutili spuntavano come funghi e noi perdevamo i nostri punti di riferimento tradizionali, e oggi ci troviamo in una terra bruciata e con distrutti i ponti col passato, ritenuto obsoleto e inutile anziché terreno in cui affondare le radici della nostra contemporaneità.
Oggi l'agricoltura conta sempre meno, i nostri prodotti contengono sempre più marketing e sempre meno sostanza e qualità, i fiumi sono canali cementificati che debordano periodicamente e allagano le case costruite nelle aree un tempo destinate alle esondazioni, il dolce e aspro paesaggio che secoli di lavoro degli uomini e donne che ci hanno preceduti avevano plasmato, sta scomparendo e con esso la nostra storia e molte occasioni di creare turismo ed economia.
Oggi che è possibile essere ovunque senza spostarsi da casa se solo si investisse infrastrutture utili come banda larga e fibra ottica (che darebbero un ritorno economico immediato, senza necessità di creare debito né per noi né per i nostri figli e nipoti), stiamo ancora a pensare di gettare asfalto e cemento, come se fossimo un paese del quarto mondo (ed in effetti lo siamo dal punto di vista informatico).
E questi signori che sono responsabili dell’inazione e dello scempio, avendo gestito posizioni di potere negli ultimi trenta anni, oggi ci propongono come ricetta le stesse azioni che ci hanno portato al disastro, ossia altro cemento, altro asfalto, altro saccheggio del territorio.
Noi abbiamo un'alternativa alla SPV che è molto meno costosa e una visione globale della società e dello sviluppo che è molto più a misura di donne e uomini che vogliono vivere la propria vita come individui e non come consumatori.
Siamo disponibili a confrontarci con tutti su questi temi, forti delle nostre convinzioni e del nostro vivere dentro il territorio quotidianamente e non guardandolo da dietro il velo degli indici di borsa e dell'andamento dello spread.
Ovviamente chiediamo rispetto, soprattutto da parte di quei funzionari pubblici o privati che in qualche modo noi paghiamo attraverso le tasse che coprono i loro stipendi o attraverso gli aiuti di stato e pubblici che negli anni sono stati loro concessi.
Infine vorremmo che Miller, ma anche Vernizzi, Chisso e Zaia rispondessero a una domanda semplice.
Conosciamo un giovane di ventisei anni laureato in economia e con master post-laurea che sta facendo una collaborazione di tre giorni alla settimana con un ente per 500 euro al mese.
A lui e agli altri ragazzi che non hanno la fortuna di essere figli della classe dirigente, che prospettiva offriamo: la Pedemontana Veneta?
Lanfranco Tarabini
12 febbraio 2012
Abbiamo letto l'articolo in questione e ci siamo resi conto che qualsiasi risposta a lui e a chi ragiona in quel modo è inutile. Ci viene voglia di non sprecare nemmeno un secondo per parlare con chi è evidentemente sordo e cieco ma, purtroppo, non muto.
Ciononostante la curiosità ha il sopravvento.
Franco Miller, chi è costui? A che titolo parla di pedemontana veneta?
Cerchiamo notizie e le troviamo sul sito di confindustria veronese.
Dunque questo signore è vicepresidente di Confindustria VR e referente per le infrastrutture per Confindustria Veneto.
Questo per ora ci basta e ci fa capire che o questo signore vive fuori dal tempo e dalla realtà oppure " ci fa".
Nell’articolo, Miller ragiona come tutti i boiardi regionali e di stato che continuano a raccontare bugie sulla grande utilità della SPV (e per estensione di tutte le devastanti grandi opere infrastrutturali).
Egli espone ragionamenti che contraddicono la realtà dei fatti ma soprattutto che sono superati da almeno quindici anni di "globalizzazione" e da cinque di crisi profonda dell'economia.
E’ infatti evidente a chiunque non abbia le fette di salame sugli occhi o eventuali interessi da difendere che la crisi che oggi attraversiamo è strutturale, sistemica e non passeggera e che il modello in cui siamo stati immersi per decenni non regge più.
La classe dirigente attuale, (governo Monti incluso, giacché Monti e i suoi ministri fanno parte dell'establishment da sempre) è stata ed è responsabile di questa situazione a livello mondiale, europea, nazionale e locale.
Tutti hanno giocato al “facciamo finta di niente”, a "mosca cieca" e oggi a "scaricabarile".
Gli economisti, grandi profeti del giorno dopo non sono stati capaci di capire un concetto semplicissimo, ossia che nessun sistema basato su risorse finite può espandersi all'infinito.
E mentre loro "non capivano" e nei loro convegni in ville storiche su laghi o in alberghi iper lussuosi in luoghi che il novantanove percento di noi non vedrà mai, parlavano dei massimi sistemi tra un calice di prosecco e uno di champagne, le nostre industrie delocalizzavano, la campagna si riempiva di buche per "cavare" la ghiaia, il territorio veniva cementificato, nuovi centri commerciali sempre più inutili spuntavano come funghi e noi perdevamo i nostri punti di riferimento tradizionali, e oggi ci troviamo in una terra bruciata e con distrutti i ponti col passato, ritenuto obsoleto e inutile anziché terreno in cui affondare le radici della nostra contemporaneità.
Oggi l'agricoltura conta sempre meno, i nostri prodotti contengono sempre più marketing e sempre meno sostanza e qualità, i fiumi sono canali cementificati che debordano periodicamente e allagano le case costruite nelle aree un tempo destinate alle esondazioni, il dolce e aspro paesaggio che secoli di lavoro degli uomini e donne che ci hanno preceduti avevano plasmato, sta scomparendo e con esso la nostra storia e molte occasioni di creare turismo ed economia.
Oggi che è possibile essere ovunque senza spostarsi da casa se solo si investisse infrastrutture utili come banda larga e fibra ottica (che darebbero un ritorno economico immediato, senza necessità di creare debito né per noi né per i nostri figli e nipoti), stiamo ancora a pensare di gettare asfalto e cemento, come se fossimo un paese del quarto mondo (ed in effetti lo siamo dal punto di vista informatico).
E questi signori che sono responsabili dell’inazione e dello scempio, avendo gestito posizioni di potere negli ultimi trenta anni, oggi ci propongono come ricetta le stesse azioni che ci hanno portato al disastro, ossia altro cemento, altro asfalto, altro saccheggio del territorio.
Noi abbiamo un'alternativa alla SPV che è molto meno costosa e una visione globale della società e dello sviluppo che è molto più a misura di donne e uomini che vogliono vivere la propria vita come individui e non come consumatori.
Siamo disponibili a confrontarci con tutti su questi temi, forti delle nostre convinzioni e del nostro vivere dentro il territorio quotidianamente e non guardandolo da dietro il velo degli indici di borsa e dell'andamento dello spread.
Ovviamente chiediamo rispetto, soprattutto da parte di quei funzionari pubblici o privati che in qualche modo noi paghiamo attraverso le tasse che coprono i loro stipendi o attraverso gli aiuti di stato e pubblici che negli anni sono stati loro concessi.
Infine vorremmo che Miller, ma anche Vernizzi, Chisso e Zaia rispondessero a una domanda semplice.
Conosciamo un giovane di ventisei anni laureato in economia e con master post-laurea che sta facendo una collaborazione di tre giorni alla settimana con un ente per 500 euro al mese.
A lui e agli altri ragazzi che non hanno la fortuna di essere figli della classe dirigente, che prospettiva offriamo: la Pedemontana Veneta?
Lanfranco Tarabini
12 febbraio 2012
Caro Lanfranco hai ragione da vendere! I boiardi di Stato ed i loro amici hanno devastato, e lo stanno facendo tutt'ora, il territorio italiano infischiandone, in modo assoluto, della salute dei cittadini e delle bellezze territoriali che dovrebbero essere l'orgoglio di noi tutti e che gran parte del mondo c'invidia. La trasmissione Presadiretta di Rai3 ha "sparato" nello stomaco dei piu' sensibili, lo sconvolgimento che e' avvenuto in varie regioni d'Italia; in Lombardia, cementificazione pari a 6 citta' delle dimensioni di Brescia, ci sono interi palazzi , costruiti anche da Ligresti amico dei La Russa con il relativo figlio a.d. di Fonsai totalmente vuoti, ma che hanno valore per le banche per continuare a ricevere finanziamenti e continuare a costruire. La pedemontana creera' un maledetto danno ambientale ed ancor di piu' sanitario assolutamente non rimediabile. Comanda il dio denaro come per Veneto city e Motor city. Io inviterei questi signori a soggiornare per qualche tempo nei nostri ospedali e ad entrare in contatto con gli ammalati di tumore/leucemie ed altre mortali patologie e far loro immaginare se le malattie colpissero essi stessi o i loro congiunti, congiunti che magari sono nominati nelle stesse istituzioni con ricche prebende. W. il Comitato Difesa Salute Territorio
RispondiEliminaPer la serie "Chi è Franco Miller?" ecco che si ripropone il suo nome anche per il progetto del tratto Venezia-Trieste del TAV...
RispondiEliminahttp://corrieredelveneto.corriere.it/veneto/notizie/economia/2012/15-febbraio-2012/tav-privati-ora-veneto-studia-modello-francese-1903288790040.shtml
ok, espropriamo qualche zona industriale? Sono 2850 le aziende agricole che si vedranno portare via la terra. Terra che voi industriali (per fortuna) non sapete riprodurre. La terra è un bene comune da salvaguardare. Il paesaggio è patrimonio degli italiani (non vostro), com'è sancito nell'art. 9 della costituzione. Vergognoso che il Gov. Zaia oggi a Linea Verde abbia parlato come un ex ministro dell'agricoltura, vendendo il marchio Turistico "Pedemontana Veneta" come figura retorica che accosta identità a cementificazione. Tra i tanti numeri citati mancava appunto il 2850.
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