Ragionamenti contraddittori quelli dei nostri governanti sostenuti dai mass media del pensiero unico.
Prima, tutto ciò che era publico era il male: statalismo, sprechi, spese improduttive... Invece, il bene assoluto era il mercato, il capitalismo: addirittura il mercato spontaneamente avrebbe dovuto risolvere i problemi del mondo come la disuguaglianza, la fame, il sottosviluppo... Bastava togliere gli impicci e il mercato avrebbe risolto tutto, attraverso il 'darwinismo compassionevole', che 'premia i migliori' senza però annientare quelli che non stanno al passo, 'i peggiori'.
Ora, con la crisi, per prima cosa è stato fatto ricorso alla spesa pubblica a favore delle banche con cifre enormi in euro e dollari per risanare il debito delle banche, gigantesco - in origine americano, e poi spalmato in tutto il mondo - frutto del bluff immobiliare e della guerra in Iraq e Afganistan.
Ora, quindi, dovremmo pagare noi, con i tagli alla scuola, alla sanità, ai servizi locali (cioè al reddito e al benessere di tutti in definitiiva) il loro debito. E il 'mercato che risolve tutto' è andato a farsi friggere, dato che non riesce più neanche a tenere in piedi se stesso.
In più, è in arrivo un'ondata di chiusura di fabbriche, esercizi commerciali, licenziamenti.... Anche quelli li dobbiamo pagare noi, ovviamente, i cittadini che lavorano e vivono del proprio salario - quando ce l'hanno e quando ci riescono.
Certo, la colpa è nostra, abbiamo 'vissuto al di sopra delle nostre possibilità'! Oppure è 'colpa degli immigrati', suona bene ed è anche comodo, così si scarica sempre la colpa sul più debole! Tutte favolette già sentite, comunque intanto ce le propinano perché c'è ancora chi ci casca.
Ma non bisognava rilanciare i consumi per rilanciare l'economia? E per rilanciare i consumi non bisognava dare più disponibilità di reddito alla gente comune? Ma come si fa, se invece ci tagliano i viveri, se ci sono sempre più precari, a rilanciare i consumi?
Ora, veniamo alle 'grandi opere'. Qui non si tratta di risparmiare, naturalmente, ma di 'investire per rilanciare l'economia'. Soldi non ce ne sono per le esigenze sociali, ma se è per i nostri speculatori i soldi si trovano, magari a debito, tanto se va male poi il debito lo 'spalmiamo' sui comuni mortali.
Infatti, se si 'rilancia l'economia', tutti staremmo meglio. Tutti, o almeno, loro. Infatti per un vero rilancio dell'economia bisogna non dare niente alla gente comune se no, poi si abituano e non lavorano più. Avendo il posto fisso e un buon reddito magari vivono 'al di sopra delle loro possibilità'. Se invece diamo ai ricchi, coi loro consumi rilanciano il mercato!
Nel caso in cui invece l'economia non si rilanci, e c'è la crisi, noi dobbiamo stare male, perché coi salari bassi siamo concorrenziali. Meglio se i nostri cittadini guadagnano poco, solo così si rilancia l'economia, si fa fronte alla concorenza della Romania o della Cina. Vedete che hanno sempre ragione i nostri manager! Infatti loro stanno sempre bene (eccolo il darwinismo!).
Lasciamo stare che quello delle grandi opere non è lo sviluppo che vogliamo, che vuol dire solo inquinamento cementificazione, attacco alla salute, distruzione del territorio e dei beni comuni. Lasciamo stare che la Terra fra poco è al collasso. Ma almeno, se soldi non ce ne sono, allora perché mai dovremmo rinunciare al nostro benessere quotidiano, alla salute e all'istruzione per 'investire' in grandi opere a favore di pochi e contro la nostra salute e qualità di vita?
Tutte queste domande sono troppo semplicistiche, solo l'economia perfetta di questi signori da 50.000 euro al mese funziona al di sopra delle contraddizioni e della nostra limitata comprensione. E avanti così fino alla barbarie! Mi raccomado, in fila, in silenzio e col grembiulino stirato!
Comitato Difesa Salute Territorio, 3 novembre 2008
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Sotto la neve pane. Sotto il cemento fame!