Nella provincia di Vicenza tra il 1991 ed il 2001 si è registrato un incremento di 52.000 abitanti (dei quali 37.140 stranieri immigrati), a cui è corrisposta una crescita di edilizia residenziale di 56 milioni di metri cubi: per ogni nuovo abitante si sono costruiti oltre 1.070 mc di nuovi fabbricati ed un numero di abitazioni quattro volte superiore a quelle necessarie rispetto all'incremento del numero delle famiglie. Una volumetria complessiva che si può tradurre nell'immagine di un capannone largo 10 metri, alto 10 e lungo 560 chilometri.
In quel decennio la provincia di Vicenza ha registrato la perdita di oltre 18.000 ettari di terreno agricolo.
Una distruzione di risorse dovuta all'entità delle nuove volumetrie residenziali e non, ma anche alla caotica dispersione dei nuovi insediamenti nel territorio periurbano e rurale: in 50 anni, dal 1950 al 2000, a fronte di un incremento del 32 % della popolazione provinciale (da 608.000 a 807.000 abitanti), la superficie urbanizzata è aumentata del 342 %, ovvero di dieci volte tanto (da 8.674 ettari a 28.137 ettari).
L'occupazione e impermeabilizzazione dei suoli, un'edilizia incurante dei problemi energetici, il boom dell'auto e del trasporto privato, l'inquinamento indotto, un'economia fondata sulla crescita illimitata dei consumi e sulle logiche dell'usa e getta, hanno fatto s“ che l'impronta ecologica di ogni vicentino risultasse pari
a 3,9 ettari, ovvero undici volte superiore alla quantità di terreno biologicamente attivo effettivamente disponibile nella provincia di Vicenza (pari a circa 0,33 ettari/abitante).
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