MASON Manifestazione organizzata dal Comitato difesa salute e territorio contro la Pedemontana
Nuova Gasparona bloccata, traffico deviato
Una corona di fiori è stata deposta sull’area del cantiere Sis della SPV lungo la bretella a Villaraspa
LA PROTESTA dei comitati contro la Pedemontana Veneta ieri pomeriggio sull’area di cantiere della Sis lungo la Nuova Gasparona a Villaraspa e Bepi De Marzi durissimo con i contadini della zona c
De Marzi: " L'assenza dei contadini privati delle loro terre diventa complicità".
Nuova Gasparona bloccata, traffico deviato
Una corona di fiori è stata deposta sull’area del cantiere Sis della SPV lungo la bretella a Villaraspa
LA PROTESTA dei comitati contro la Pedemontana Veneta ieri pomeriggio sull’area di cantiere della Sis lungo la Nuova Gasparona a Villaraspa e Bepi De Marzi durissimo con i contadini della zona c
De Marzi: " L'assenza dei contadini privati delle loro terre diventa complicità".
Domenica 6 Novembre 2011, Una corona di fiori è stata deposta ieri sull'area di cantiere della Sis lungo la Nuova Gasparona a Villaraspa di Mason. Per un attimo il tratto della Nuova Gasparona da Marostica a Breganze si è fermato, il traffico deviato. L'arrivo al cantiere è stato il gesto finale della manifestazione organizzata dal Comitato Difesa Salute e Territorio Altovicentino-Malo-Valle Agno-Bassano contro il consumo di territorio e un modello di sviluppo che privilegia l'asfalto e il cemento come motori del benessere a discapito dell'ambiente e della qualità di vita.
Manifestazione a cui hanno aderito associazioni e comitati bassanesi e vicentini e ha visto la presenza di Bepi De Marzi. Oltre duecento persone per dire no a questo progetto di Pedemontana e chiedersi che significato ha ora il modello di sviluppo che essa rappresenta. Ecco allora l'indignazione di De Marzi di fronte il silenzio e la non presenza dei contadini. «Vorrei esprimere la mia indignazione per il silenzio dei contadini, che diventa una specie di complicità. I contadini che si vedono portare via la terra, le culture, i contadini tacciono, sono molto responsabili di questo scempio. Sono molto triste, oggi per me è un segno di sconfitta».
«Noi non siamo assolutamente rassegnati - dice Lanfranco Tarabini tra gli organizzatori - anzi pensiamo che sia il momento di partire con un nuovo percorso. Se fino ad oggi abbiamo fatto semplicemente opposizione all'opera, da oggi possiamo dire che cominciamo un opposizione più vasta, si allarga che va in direzione di una condivisione con altri movimenti di una battaglia più ampia: battaglia per i beni comuni. Beni comuni che sono il territorio, ma sono la democrazia, la conoscenza, il lavoro, anche l'intelligenza è un bene comune che questo sistema sottrae ai nostri giovani. Noi tentiamo di dare un segnale, infatti durante il percorso parleranno dei ragazzi laureati, sono ragazzi che avranno sicuramente un futuro diverso da quello che potevamo immaginare noi trent'anni fa. Pedemontana paradigma di questa situazione».
C'è la volontà e la voglia di riflettere, di guardare oltre questo modello di sviluppo dei giovani partecipanti.
«Bisogna cercare di dare una certa concretezza ad un'alternativa a quello che può essere un modello di sviluppo e scelte politiche. Partecipare oggi vuol dire cominciare nel concreto a dire no a certe cose, dice Nicola Dettino, che fa parte del Laboratorio dei beni comuni. Dire no a questo tipo di opera e cercare un alternativa diversa».
«Manifestare che ci sono delle alternative possibili, sembrava che il modello nordest fosse uno dei modelli invidiabili e praticabili in tutto il mondo. Oggi come oggi ci siamo resi conto, negli ultimi tre quattro anni, che le cose non stanno proprio così - spiega Daniela Scalabrin - oggi le cose sono cambiate e ci sono delle nuove possibilità di sviluppo che però non sono più legate all'industrializzazione».
6 novembre '11
Manifestazione a cui hanno aderito associazioni e comitati bassanesi e vicentini e ha visto la presenza di Bepi De Marzi. Oltre duecento persone per dire no a questo progetto di Pedemontana e chiedersi che significato ha ora il modello di sviluppo che essa rappresenta. Ecco allora l'indignazione di De Marzi di fronte il silenzio e la non presenza dei contadini. «Vorrei esprimere la mia indignazione per il silenzio dei contadini, che diventa una specie di complicità. I contadini che si vedono portare via la terra, le culture, i contadini tacciono, sono molto responsabili di questo scempio. Sono molto triste, oggi per me è un segno di sconfitta».
«Noi non siamo assolutamente rassegnati - dice Lanfranco Tarabini tra gli organizzatori - anzi pensiamo che sia il momento di partire con un nuovo percorso. Se fino ad oggi abbiamo fatto semplicemente opposizione all'opera, da oggi possiamo dire che cominciamo un opposizione più vasta, si allarga che va in direzione di una condivisione con altri movimenti di una battaglia più ampia: battaglia per i beni comuni. Beni comuni che sono il territorio, ma sono la democrazia, la conoscenza, il lavoro, anche l'intelligenza è un bene comune che questo sistema sottrae ai nostri giovani. Noi tentiamo di dare un segnale, infatti durante il percorso parleranno dei ragazzi laureati, sono ragazzi che avranno sicuramente un futuro diverso da quello che potevamo immaginare noi trent'anni fa. Pedemontana paradigma di questa situazione».
C'è la volontà e la voglia di riflettere, di guardare oltre questo modello di sviluppo dei giovani partecipanti.
«Bisogna cercare di dare una certa concretezza ad un'alternativa a quello che può essere un modello di sviluppo e scelte politiche. Partecipare oggi vuol dire cominciare nel concreto a dire no a certe cose, dice Nicola Dettino, che fa parte del Laboratorio dei beni comuni. Dire no a questo tipo di opera e cercare un alternativa diversa».
«Manifestare che ci sono delle alternative possibili, sembrava che il modello nordest fosse uno dei modelli invidiabili e praticabili in tutto il mondo. Oggi come oggi ci siamo resi conto, negli ultimi tre quattro anni, che le cose non stanno proprio così - spiega Daniela Scalabrin - oggi le cose sono cambiate e ci sono delle nuove possibilità di sviluppo che però non sono più legate all'industrializzazione».
6 novembre '11
Eh certo... Invece noi che siamo sulla strada 15h su 24, dobbiamo fare file chilometriche e metterci piu tempo per andare da un posto all'altro...
RispondiEliminaMi pagate voi il tempo perso? Io devo lavorare... LAVORARE... no come voi, che avete il tempo di andare a manifestare...
Massimo
Anche io devo andare a lavorare. Ma vorrei andarci con i mezzi pubblici, almeno non dovrei guidare. Anzi, meglio ancora, vorrei lavorare collegato con una linea veloce dacasa mia. E lo sai Massimo quante persone potrebbero farlo? MILIONI!...il che vorrebbe dire MILIONI di auto in meno in giro ogni giorno...pensaci invece di volere nuove strade per lavorare di più e guadagnare di più e accumulare di più...che tanto poi cosa te ne fai dei soldi da morto?
RispondiEliminaNon meriti nemmeno una risposta, stronzone.
RispondiElimina... riferito alla cloaca Massima naturalmente ....
RispondiElimina