"La superstrada Pedemontana rappresenta un debito mostruoso per i veneti" - AltoVicentinOnline
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15 ottobre 2023
19 gennaio 2023
La Pedemontana veneta presenta il conto
La superstrada a pagamento Pedemontana veneta, lunga appena 95 chilometri, potrebbe costare allo Stato 12 miliardi di euro.
La superstrada a pagamento Pedemontana veneta, lunga appena 95 chilometri, potrebbe costare allo Stato 12 miliardi in pratica 126,3 milioni al chilometro, più del doppio del Mose. Una strada in grado di fare risparmiare pochi minuti rispetto ai percorsi già esistenti per andare dalla provincia di Vicenza a quella di Treviso. L’infrastruttura, realizzata in finanza di progetto al 13 ottobre 2018 è costata fino ad oggi circa 3 miliardi di euro, con la Regione Veneto che ha erogato un contributo straordinario di 300 milioni di euro alla concessionaria privata, il Consorzio torinese SIS dei fratelli Dogliani.
La Regione è così subentrata al consorzio nella riscossione dei pedaggi, assumendosi i rischi d’impresa legati ai flussi di traffico, mentre a SIS è stato garantito un canone annuale di 198 milioni di euro per i primi 10 anni fino ad arrivare a 332 milioni annui per 39 anni dopodiché l’autostrada tornerà alla Regione. Un meccanismo infernale che favorisce il privato e contestato anche dalla Corte dei Conti in uno studio del 2018 che evidenzia: “L’inserimento della Pedemontana nel territorio prevede modificazioni rilevanti nell’assetto della mobilità viaria lungo tutto il tracciato del Nord-Est contribuendo alla gerarchizzazione del sistema viario (94,5 km di superstrada +68 km di opere viarie funzionalmente connesse); il partenariato pubblico-privato – cosiddetta “finanza di progetto” – non ha prodotto i vantaggi sperati e da un costo dell’opera di 3 miliardi si è passati a un esborso da parte della Regione Veneto nei confronti della concessionaria di oltre 12 miliardi, mentre le strutture viarie funzionalmente connesse sono condizionate dalla possibilità di reperire ulteriori finanziamenti; finora sono mancati i controlli sullo sviluppo dell’opera”.
Il Consorzio SIS dei fratelli Dogliani, concessionari della Pedemontana veneta, è una società fondata oltre 50 anni fa con sede legale a Torino e guidata da Claudio Dogliani figlio dell’ottantenne presidente Matterino, uno dei più potenti e sconosciuti costruttori d’Italia. Il loro “core business” vale 296 milioni di patrimonio netto ed è attivo con la principale controllata Inc che lavora col Consorzio Stabile Sis di cui ha il 51% (il restante 49% è degli spagnoli Sacyr Vallehermoso, multinazionale del cemento) su diversi tratti autostradali italiani, quali la superstrada Pedemontana Veneta, sulla tratta ferroviaria Palermo-Carini, ma anche nella costruzione del Nuovo Policlinico Mangiagalli di Milano.
https://www.lanotiziagiornale.it/la-pedemontana-veneta-presenta-il-conto/
02 dicembre 2018
Piccole Vittorie
Il giorno 13/11/2018 a Santomio di Malo si è tenuta un'assemblea pubblica nella quale è stata presentata una variante al progetto della SPV riguardante la realizzazione del tunnel Malo-Castelgomberto.
Con questa variante, viene autorizzato lo scavo della galleria a partire dalla parte centrale oltre che dalle due estremità.
I lavori alle estremità sono sono attualmente fermi a causa del crollo della volta del tunnel (con vittima un operaio) ad una estremità e di una voragine creata dal torrente Poscola dentro il cantiere all'altra estremità della galleria.
L'approvazione della variante è un vero e proprio colpo di mano da parte di SIS-Regione Veneto
che si giustificano argomentando che essendo in ritardo di due anni e mezzo nei lavori,
occorre scavare su quattro fronti invece che su due.
Uno degli effetti pratici di questa variante è di avere 540 camion al giorno che trasportano materiale in una zona di risorgive e pregiata da un punto di vista ambientale, abitata da qualche centinaio di persone che si troverbbero a vivere dentro un cantiere 7 giorni su 7 per 24 ore al giorno per i prossimi tre-quattro anni.
Tutto questo dopo anni di rassicurazioni che mai e poi mai una cosa simile sarebbe avvenuta.
Fatto sta che la rabbia dei cittadini che si sono sentiti presi per i fondelli è sfociata in una nuerosa serie di interventi durante l'assemblea di cui sopra. (Qui il link degli interventi)
All'assemblea ha fatto seguito una spontanea raccolta di firme (quasi 400 in una sola settimana senza alcun tipo di organizzazione alle spalle) depositate e protocollate presso gli uffici comunali di Malo, con la quale si chiede al Sindaco di presentare ricorso al TAR e al Presidente della Repubblica contro l'approvazione della variante.
La richiesta è stata appoggiata anche dalle opposizoni con una mozione congiunta.
Anche se durante l'assemblea pubblica Sindaco e Assessore sembravano riluttanti a portare avanti tale proposta, la giunta comunale ha dato incarico ad un legale di verificare l'esistenza degli estremi per il ricorso.
La risposta del legale, il 4 dicembre.
La morale di questa storiella è che a volte un po' di sano fervore e una giusta dose di incazzatura possono portare risultati positivi.
Nel frattempo vigiliamo su due punti:
1) si faccia ricorso senza alcun tentennamento (e non aggiungiamo altro per ora)
2) i lavori non partano.
Con questa variante, viene autorizzato lo scavo della galleria a partire dalla parte centrale oltre che dalle due estremità.
I lavori alle estremità sono sono attualmente fermi a causa del crollo della volta del tunnel (con vittima un operaio) ad una estremità e di una voragine creata dal torrente Poscola dentro il cantiere all'altra estremità della galleria.
L'approvazione della variante è un vero e proprio colpo di mano da parte di SIS-Regione Veneto
che si giustificano argomentando che essendo in ritardo di due anni e mezzo nei lavori,
occorre scavare su quattro fronti invece che su due.
Uno degli effetti pratici di questa variante è di avere 540 camion al giorno che trasportano materiale in una zona di risorgive e pregiata da un punto di vista ambientale, abitata da qualche centinaio di persone che si troverbbero a vivere dentro un cantiere 7 giorni su 7 per 24 ore al giorno per i prossimi tre-quattro anni.
Tutto questo dopo anni di rassicurazioni che mai e poi mai una cosa simile sarebbe avvenuta.
Fatto sta che la rabbia dei cittadini che si sono sentiti presi per i fondelli è sfociata in una nuerosa serie di interventi durante l'assemblea di cui sopra. (Qui il link degli interventi)
All'assemblea ha fatto seguito una spontanea raccolta di firme (quasi 400 in una sola settimana senza alcun tipo di organizzazione alle spalle) depositate e protocollate presso gli uffici comunali di Malo, con la quale si chiede al Sindaco di presentare ricorso al TAR e al Presidente della Repubblica contro l'approvazione della variante.
La richiesta è stata appoggiata anche dalle opposizoni con una mozione congiunta.
Anche se durante l'assemblea pubblica Sindaco e Assessore sembravano riluttanti a portare avanti tale proposta, la giunta comunale ha dato incarico ad un legale di verificare l'esistenza degli estremi per il ricorso.
La risposta del legale, il 4 dicembre.
La morale di questa storiella è che a volte un po' di sano fervore e una giusta dose di incazzatura possono portare risultati positivi.
Nel frattempo vigiliamo su due punti:
1) si faccia ricorso senza alcun tentennamento (e non aggiungiamo altro per ora)
2) i lavori non partano.
07 ottobre 2017
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